INQUINAMENTO
Lago da risanare, ecco come
A gennaio risultati definitivi sullo stato delle acque. Due ipotesi sul tavolo
Entro la fine di gennaio dovranno essere presentati i risultati definitivi sullo stato biochimico delle acque e, per metà febbraio, si deciderà sull’intervento migliore per il risanamento del lago di Varese. Questo, in sostanza, l’esito della riunione del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio lago che s’è tenuta Villa Recalcati. «L’incontro tra tecnici ed esperti ambientalisti è stato proficuo - esordisce il consigliere provinciale delegato all’Ambiente Valerio Mariani -. Dopo avere accertato che l’«impianto ipolimnico», ovvero la struttura che consente la captazione delle acque profonde del lago e il successivo abbassamento del tasso di fosforo, è funzionante, s’è stabilito il cronoprogramma degli interventi in vista della richiesta di finanziamenti e quindi della realizzazione delle opere».
Tale impianto, però, presenta qualche lacuna. E non di poco conto. «La stazione di strippaggio, cioè del processo di ossigenazione e conseguente abbattimento del fosforo, è debole, perché costituita da una vasca troppo piccola - spiega Mariani -. Questo era il motivo per cui, quando l’impianto era attivo, la lavorazione dell’acqua captata dal lago produceva forti odori. Tra l’altro il posizionamento della vasca risulta in un punto fortemente urbanizzato di Gavirate». Il Comitato tecnico-scientifico ha individuato due possibili soluzioni per ovviare a tale storica debolezza. «La prima ipotesi comporta la messa in posa di una tubazione che sostanzialmente allungherebbe di circa un chilometro lo scarico dell’acqua alla fine dell’ossigenazione - sottolinea Mariani -. In questo modo si allontanerebbe il processo di abbattimento del fosforo dall’abitato». La seconda ipotesi, invece, prenderebbe in considerazione la bozza di progetto presentata dalla Società per la tutela e la salvaguardia del lago. «Questo studio prevede la riattivazione di una parte dell’impianto di Gavirate - prosegue il consigliere provinciale -. In pratica la proposta è quella di utilizzare una linea inattiva del depuratore, separarla da tutte le altre e dedicarla all’attività di impianto ipolimnico». Entrambe legittime le ipotesi. «Il prolungamento della tubazione dell’impianto ipolimnico già esistente costerebbe meno rispetto alla riattivazione della vasca del depuratore di Gavirate - ammette Mariani -. Il Comitato tecnico-scientifico deve ora valutare esattamente il tasso di fosforo presente nelle acque del lago e presentare i risultati biochimici entro fine gennaio. Dopodiché, in base a computi matematici, dovrà stabilire se il tasso di fosforo può essere abbattuto più efficacemente attraverso l’una o l’altra delle soluzioni prospettate».
A metà febbraio sarà messa in agenda una riunione del Comitato direttivo dell’Osservatorio lago che, in base ai risultati ottenuti, opterà per una delle due soluzioni. «L’ultima parola spetta alla Regione - conclude il consigliere delegato all’Ambiente - ed è stata proprio la Regione a procrastinare i tempi di un paio di settimane, per valutazioni approfondite e inequivocabili».
Del tutto collaborativa la Società tutela lago: «Siamo disposti a garantire la nostra collaborazione in qualunque caso, anche se non venisse portato avanti il progetto da noi presentato - assicura l’amministratore unico Stefano Cavallin -. Preciso solo che i maggiori costi della nostra proposta sono dovuti al fatto che la pianificazione comprende anche la ristrutturazione della collettazione e degli sfioratori del depuratore. Interventi, questi, che andranno sicuramente realizzati in ogni caso prima di procedere ad altro».
© Riproduzione Riservata