L’INTERVISTA
L’anno della ripresa. Malpensa vuole il bis
Il presidente Sea Modiano lancia le nuove sfide del 2018: «Crescita sostenibile»
Il ventimilionesimo passeggero che mancava in brughiera da esattamente dieci anni è il simbolo della ripresa di Malpensa, un aeroporto che non soltanto segna numeri di crescita nei passeggeri e nelle merci in controtendenza rispetto al recente passato, ma un aeroporto che sta attirando nuovi investimenti e infrastrutture.
Pietro Modiano, presidente di Sea, il 2017 è per Malpensa un anno da incorniciare?
«Chiuderemo l’anno con due milioni e mezzo di passeggeri in più. Non sono pochi, sono la metà di un aeroporto medio. Ma aldilà dei numeri abbiamo fatto anche cose buone. L’annuncio della nuova rotta su New York, della nuova Miami e una Los Angeles sono segni che abbiamo seminato e bene. E ora si raccoglie».
La sfida del 2018 quale sarà?
«Confermare il 2017. Confermare che la crescita di questi ultimi dodici mesi non è stata casuale. Dato che non lo è stata, il 2018 si presenta come un buon anno, ma dobbiamo ancora guadagnarcelo».
Non teme che una crescita eccessiva possa far rinascere il malcontento nella convivenza tra l’aeroporto e le popolazioni circostanti, un malcontento che in questi ultimi anni si era sopito dato che l’attenzione si era spostata soprattutto sui temi occupazionali e su come evitare il declino dello scalo?
«È il problema degli umani, perché non c’è niente che vada bene fino in fondo. Non c’è niente di buono che non abbia dentro degli elementi di rischio e questo è il caso. Troppa crescita non va bene, serve una crescita sostenibile che non tolga spazio alla crescita futura. Questa è la grande sfida nostra. Nell’anno della grande ripresa avere un +15% a Malpensa va bene, ora ci dobbiamo assestare su un tasso di sviluppo graduale e compatibile con il mantenimento di una qualità molto alta che ci possa permettere di programmare a lungo termine l’ulteriore sviluppo».
Il 2017 è stato anche l’anno degli scioperi, in particolare quelli contro l’ingresso delle cooperative in piazzale. La partita della qualità del lavoro sarà sulla sua scrivania nel 2018?
«Questa è la partita di qualunque azienda. L’azienda è di chi vi lavora, e di chi altro sennò? Il tema del lavoro è dunque più che centrale, certo non coincide con il problema dei conflitti, che sono ineliminabili in qualunque comunità. Nessuno di noi se ne spaventa, l’importante è regolarli, evitare quelli inutili, usarli come stimolo per migliorarsi. Per noi la dignità di chi lavora in Sea è un valore assoluto e su questo ci muoviamo».
A Malpensa però non c’è solo la Sea. E tra appalti e subappalti non sempre le cose funzionano a dovere, rischiando di rovinare tutto l’ambiente.
«Questo non possiamo dimenticarlo. Noi siamo un decimo della forza lavoro che gravita attorno all’aeroporto. Spetta a noi dare i buoni esempi ed evitare che altri diano cattivo esempio. Questo significa di volta in volta cose diverse, ma bisogna fissare dei modi di lavorare oltre i quali non si può andare. La gente deve lavorare bene e volentieri, tutelata nella sua dignità. Questo si fa alla Sea e ovviamente deve avvenire dappertutto».
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