TICINO
Lavoratori italiani. E irregolari
Dipendenti sottopagati? Fa discutere il caso dell’imprenditore leghista. Che nega
Nel suo ruolo pubblico è un consigliere comunale di Mendrisio della Lega dei Ticinesi, il partito per il quale i frontalieri italiani sono come il colore rosso per il toro. Privatamente, però, da imprenditore edile, è accusato di sottopagare e aggirare il contratto collettivo di lavoro, assumendo presumibilmente in modo irregolare quattro lavoratori tricolori, per la precisione bergamaschi. Il protagonista della vicenda, che respinge le accuse avanzate dal sindacato ticinese Ocst, è Tiziano Pasta, vicepresidente del Legislativo nella cittadina a due passi dal confine varesino di Gaggiolo.
Secondo le carte, i bergamaschi sarebbero assunti al 50% da un’azienda edile e per l’altro 50% da una agricola, entrambe di Tiziano Pasta. Ma, secondo Ocst, non avrebbero mai zappato, arato o seminato granché. Anzi, avrebbero avuto a che fare soltanto con cemento, cazzuola e betoniere. Tutte accuse da dimostrare davanti alla Commissione cantonale paritetica sull’edilizia, visto che Pasta nega gli addebiti, sostenendo che gli italiani avrebbero lavorato ricostruendo un vigneto: un’opera riconducibile all’edilizia o all’agricoltura? Chissà. Sta di fatto che il bubbone in Canton Ticino è scoppiato soprattutto sul lato politico, visto che la Lega dei Ticinesi non ha mai fatto mistero di voler costruire un muro in stile Donald Trump a sud del Canton Ticino per bloccare le entrate italiche. E, in tal senso, un loro esponente che utilizza manodopera italiana provoca, quantomeno, un po’ di imbarazzo. Tanto che Pasta verrà sostituito nel ruolo di vice-presidente del Legislativo di Mendrisio.
Non è la prima volta che i leghisti del Canton Ticino vengono trovati ad assumere italiani, andando completamente contro quanto dicono nei comizi: anche Attilio Bignasca, leader della Lega dei Ticinesi, in un recente servizio delle Iene aveva ammesso di aver assunto degli italiani. Insomma, se tutto fosse confermato, come avviene a sud di Chiasso e Stabio, anche in Svizzera i politici dicono una cosa e ne fanno un’altra. Soltanto che, stavolta, uno è stato “beccato” con le mani in Pasta.
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