Libia
Libia, giornale arabo: sequestro italiani a scopo estorsione
Quotidiano panarabo al Hayat cita fonti responsabili libiche
Roma, 21 lug. (askanews) - Estorsione. Sarebbe questo,
l'obiettivo dei rapitori dei quattro tecnici italiani rapiti la
sera di domenica scorsa in Libia. Lo scrive oggi il sito on-line
del quotidiano panarabo "Al Hayat" che cita fonti responsabili
libiche che stanno indagando sul sequestro dei quattro operai
della ditta Bonatti.
Il giornale, di proprietà saudita, afferma di aver appreso da
Mohammed al Harari (senza tuttavia indicare la sua funzione), che
i quattro "sono entrati dalla Tunisia con il loro autista libico
ed al loro arrivo alla zona di Mafraq al Tawilah sono stati
intercettati da uomini armati che li hanno portato in una
località ignota".
Lo stesso giornale edito a Londra, riferisce inoltre che
l'autista libico "lasciato libero" avrebbe dichiarato di non
avere riconosciuto i rapitori. Rapitori che "erano
incappucciati", stando a quanto ha affermato al giornale il
portavoce della direzione di sicurezza della città di Zuara,
Hafez Mohammed.
"Al Hayat" quindi conclude affermando
che le fonti di sicurezza libiche contattate a Tripoli,
"ritengono che l'episodio sia legato ad una richiesta di
riscatto". Le stesse fonti che continuano ad indagare sul
sequestro "non hanno confermato riguardo alla questione alcun
contatto con la direzione del compound (dell'Eni, ndr) di
Mellitah, in quanto l'ambasciata italiana a Tripoli è chiusa
dallo scorso febbraio".
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ieri aveva
dichiarato che il sequestro "non è una rappresaglia contro
l'Italia", oggi è tornato sulla questione per mettere in guardia
da interpretazioni politiche sul movente del sequestro: "E'
prematuro e imprudente", poichè siamo solo nella fase iniziale.
ha detto il ministro nel punto stampa tenuto alla Farnesina con
l'inviato speciale Onu per la Libia Bernardino Leon.
Dal canto suo, l'inviato per la Libia, dopo aver condannato "con
forza" il sequestro definendolo "inaccettabile", ha aggiunto che
le Nazioni Unite chiedono "il rilascio immediato e senza
condizioni dei quattro tecnici italiani".
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