VARESE FA SCUOLA
Lo psico-oncologo è fondamentale
Il professor Marco Bellani al congresso Sipo
È immensa la sofferenza psicologia dei pazienti e dei familiari quando in casa deflagra la parola tumore. Ci sono le cure mediche e del corpo e servono più che mai anche quelle della mente, per chi affronta la malattia e anche per medici e operatori sanitari che accompagnano il malato. Esiste in Italia la figura dello psico-oncologo, che già opera negli ospedali della sanità pubblica ma che necessita di essere meglio definita soprattutto per il percorso di specializzazione e formazione. Simbolo e “costruttore” di questi esperti che si occupano di psico-oncologia è un varesino, Marco Bellani, professore all’università dell’Insubria e responsabile della Struttura di Psicologia clinica ospedaliera e del territorio dell’Asst Sette Laghi. Il professor Bellani è presidente Sipo, cioè della Società italiana di Psico-Oncologia il cui congresso si concluderà domani, sabato 11 novembre, a Brescia all’Auditorium San Barnaba. Una occasione anche per rilanciare il dibattito sui due disegni di legge affinché venga meglio definita la la figura professionale dello psico-oncologo, tanto importante, visto il supporto fondamentale che dà ai malati di tumore.
«Oltre un milione 300mila malati in Italia hanno necessità di interventi psico-oncologici specialistici, cui vanno aggiunti interventi per i caregiver e i familiari e per il personale delle équipe curanti» spiega il professor Bellani che fa parte anche della commissione tecnico-scientifica per la riorganizzazione delle Reti oncologiche - Agenas, è componente dell’Osservatorio per il monitoraggio e la valutazione delle Reti oncologiche - Agenas e ha contribuito con un ruolo fondamentale alla nascita in Italia della figura dello psico-oncologo. «In conseguenza della malattia oncologica, diversi quadri di sofferenza psichica e psicopatologici sono diagnosticati e necessitano di trattamento, infatti - prosegue - il 20-35% dei pazienti soffre di ansia e depressione e il 50-70% per il distress emozionale». In Lombardia, per esempio, in alcuni reparti come Breast Unit, oncologie mediche o cure palliative, la figura dello psico-oncologo è prevista, spesso però con un “minutaggio” per ogni paziente davvero limitato viste la complessità e delicatezza delle singole situazioni.
Il diciassettesimo congresso nazionale Sipo in corso a Brescia tratta vari argomenti ed è incentrato su “Cultura e cura del benessere”, cioè di cultura del benessere psicologico, fisico e sociale che può diventare parte integrante negli interventi innovativi di prevenzione, promozione della salute e cura, anche quando si ha a che fare con una malattia oncologica. La battaglia primaria rimane quella perché la psico-oncologia venga riconosciuta a livello italiano come una disciplina professionale a tutto tondo. «È indispensabile un impegno congiunto per definire un modello formativo che risponda a bisogni essenziali specifici - conclude Bellani - poiché la carenza di percorsi formativi omogenei e specifici ha finora determinato lo sviluppo di modelli di intervento che fanno riferimento soprattutto alle personali competenze dei singoli operatori o alle esigenze delle singole realtà oncologiche o universitarie».
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