TESORI
Maccagno reclama le sue monete
Il sindaco chiede a Varese di poter riavere i reperti romani scoperti durante la seconda guerra mondiale

«Sarebbe bello poter ospitare a Maccagno i reperti romani trovati durante la guerra. Chissà se il sindaco di Varese Davide Galimberti vorrà donarci o anche solo prestarci per qualche tempo quello che un tempo giaceva sotto la terra di noi maccagnesi...». Il sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca, Fabio Passera, inizia così un racconto che ha dell’incredibile, frutto di appassionanti e minuziose ricerche da lui stesso compiute nell’archivio storico del Comune. Passera, nel suo invito a Galimberti, fa riferimento a reperti di epoca romana che si trovano custoditi a Villa Mirabello. «I ritrovamenti delle tracce di presenza romana nella nostra zona - spiega il sindaco - sono passati sotto uno stranissimo silenzio, eppure si tratta di una notizia di straordinaria importanza. La storia è datata 1940, anno in cui vennero alla luce le preziose testimonianze delle quali oggi possiamo dare conto. Era il 24 settembre, quando i picconi e i rudimentali attrezzi dei soldati del secondo reggimento del genio pontieri di stanza a Musignano, visti non particolarmente bene in paese (testimonianza ne furono le diverse lamentele mandate al comando del reggimento) incocciarono con picconi e badili in qualcosa di strano. Stavano lavorando in località “Cavig” per formare il nuovo tracciato stradale, quando un soldato corse a chiamare il tenente per annunciare il ritrovamento di quattro strani manufatti, il primo andato completamente distrutto durante la scoperta, a forma di cassette di beola della dimensione di 55 centimetri per 60, con un’altezza di 35 centimetri. In queste scarne annotazioni, si celava una delle scoperte che maggiormente erano destinate a riscrivere pagine di storia. Erano infatti tombe romane, e non ci volle molto a capirlo: furono innanzitutto le sessantatré monete contenute nelle preziose urne a indirizzare i soldati sulla strada giusta. All’interno dei resti di ossa umane, ma anche due lame, una cesoia, una cassetta cineraria». Alcuni di questi oggetti si trovano ora a Varese per decisione che prese il Podestà di allora. Da qui la richiesta del primo cittadino di Maccagno a Galimberti, considerato pure che la cittadina sul Verbano ha un museo che già ospita antichi reperti, il Parisi Valle. Le notizie sono certificate grazie al minuzioso lavoro redatto da Mario Bertolone, uno dei massimi studiosi di numismatica e appassionato di archeologia di quel tempo. «Oggi - ha aggiunto Passera - siamo in grado di svelare qualcosa di più su quelle monete che abbiamo custodito gelosamente. I personaggi effigiati nelle monete di bronzo sono Gallieno, Claudio II il Gotico, Alessandro Severo, Gordiano III Pio. Che l’importanza della notizia travalicasse il luinese, infine, lo dimostrò il quotidiano fascista “Il secolo d’Italia”. Nell’edizione del 6 ottobre 1940 informò il Paese intero che l’Impero dei Cesari era arrivato fino all’estremo nord della neonata Provincia di Varese. Quella provincia che proprio Mussolini volle istituire, e che la storia aveva già tenuta a battesimo. I militari che scoprirono le tombe ricevettero un encomio solenne dal regime, che volle apporre tutti i loro nomi insieme all’elenco dei materiali ritrovati». Si attende dunque la risposta del sindaco di Varese, se vorrà prestare o concedere una mostra di questi reperti.
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