DROGHE SINTETICHE
Malpensa, festini con droga dello stupro: 19 a processo
Udienza preliminare undici anni dopo le indagini. Il Mec sequestrato allo scalo provocò decessi
Un maxi giro di droga dello stupro usata non per abusare di soggetti riluttanti bensì per migliorare e prolungare le performance durante i festini organizzati via chat: sono diciannove gli imputati che ad aprile compariranno davanti al gup Stefano Colombo con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Di mefedrone per l’esattezza, «destinato alla cessione dietro corrispettivo in denaro o in prestazioni sessuali, anche a pagamento, nel corso delle quali le droghe sintetiche si dimostravano elemento irrinunciabile», si legge nel capo di imputazione.
L’indagine risale al 2013 e venne avviata dai pubblici ministeri Maria Cristina Ria e Pasquale Addesso (ora in servizio a Milano) in seguito al sequestro di una partita di stupefacente arrivata a Malpensa dall’Olanda. Da quella spedizione gli inquirenti riuscirono a ricostruire una fitta rete di spacciatori e di consumatori che si estendeva almeno fino alla Toscana.
Ma non c’era da scherzare con quel tipo di sostanza, definita dai carabinieri del Nas di Toma come pericolosissima, soprattutto perché mescolata spesso ad altre molecole psicotrope: dalle intercettazioni telefoniche gli inquirenti scoprirono che proprio dopo uno di quei party a base di catinone sintetico un uomo venne trovato senza vita.
L’allarme sociale all’epoca era altissimo in tutta Europa perché la moda di assumere Mec era molto diffusa, soprattutto in ambienti omosessuali. A titolo di esempio, nel 2014, solo in Svezia, l’autorità sanitaria registrò undici decessi dovuti all’intossicazione da catinoni.
Si legge anche negli atti dell’appello che la procura di Busto aveva presentato contro il rigetto delle misure cautelari: «Il consumo smodato delle potenti e pericolose sostanze psicoattive non fa da semplice contorno ma, al contrario, emerge come il motore pulsante della “serata”, ed è pertanto oggetto di richieste più o meno esplicite da parte degli interlocutori che si assicurano di poter ottenere la dose da consumare nel corso degli incontri».
I festini venivano organizzati in appartamenti, nel retro di ristoranti rinomati, in locali trendy di tutto il territorio, nel Milanese come nella zona di Como. Il gip di Busto aveva appunto respinto la richiesta di misure cautelari, il tribunale del Riesame invece le accolse differenziando le posizioni e quindi i provvedimenti restrittivi. Per qualcuno stabilì il carcere, per altri i domiciliari, la cassazione però annullò il pronunciamento agli indagati che fecero ricorso.
L’inchiesta era stata molto articolata, con rogatorie e continui contatti con l’autorità giudiziaria olandese e la supervisione di Eurojust. Una vicenda giudiziaria travagliata insomma e poi rimasta in quiescenza per qualche anno.
Il pubblico ministero Francesca Parola l’ha rivitalizzata nei mesi scorsi disponendo la richiesta di rinvio a giudizio per diciannove soggetti. Gli avvocati depositeranno al gup Colombo una consulenza svolta sugli effetti del mefedrone e soprattutto sulla quantità di sostanza effettivamente sequestrata per valutarne la tossicità.
© Riproduzione Riservata