VANDALI
Madonna decapitata, ondata d'indignazione
Dall'Ente Parco nazionale Val Grande, nel cui territorio è stata profanata la cappella, al Cai fino ai semplici escursionisti: cresce l'indignazione per l'ignobile debastazione, i cui autori sono rimasti ignoti
Sugli ignoti vandali autori dello sfregio alla cappella bivacco del pizzo Marona - Madonnina decapitata, crocifisso strappato, immagini sacre sparse sul pavimento- s’abbattono gli strali, congiunti, del Parco nazionale Val Grande, del Cai Verbano e del Gruppo escursionisti Val Grande. Per tutti parla il vicepresidente del Parco, Giuseppe Monti: «Gli atti vandalici perpetrati alla cappella della Marona hanno suscitato sdegno e sgomento e pertanto vanno stigmatizzati e condannati con forza. Le azioni di ignoti vandali hanno profondamente offeso tutti coloro che, in questi anni, si sono adoperati per realizzare, e salvaguardare, dei luoghi tanto cari e significativi a moltissime persone. Maggior sdegno viene a tutti noi per il fatto che l’oggetto degli atti vandalici sia un luogo di culto».
La conclusione del vicepresidente è mesta: «Con grande dispiacere constatiamo che anche i territori del nostro Parco nazionale della Val Grande sono stati oggetto di inqualificabili gesti di inciviltà i cui autori vanno perseguiti con forza e condannati». A documentare fotograficamente lo scempio, mercoledì 12 agosto, era stata la socia del Cai Verbano Piera Pavesi, dopo la segnalazione arrivata settimane prima da un escursionista di passaggio. La cappella era stata risistemata, ed attrezzata a bivacco per gli escursionisti, in occasione del 135° anniversario del Cai Verbano a spese del Comune di Intragna, al cui territorio appartiene il pizzo Marona.
«Rimane l’indecifrabilità dei moventi, l’atto senza senso e l’idiozia dei soggetti, che comunque nulla può rispetto alla coscienza civile, l’apprezzamento e il rispetto della memoria subito manifestato da singoli cittadini, la volontà di presidiare e ripristinare quanto è stato distrutto», si legge nella nota congiunta diffusa dall’ente parco, dal Cai Verbano e dagli escursionisti Val Grande. La cappelletta è un luogo simbolo della memoria non solo devozionale religiosa ma civile. Qui furono uccisi sei partigiani durante il rastrellamento dei nazifascisti del giugno 1944 al termine del quale furono giustiziati i 42 di Fondotoce, dove oggi sorgono il Sacrario e la Casa della Resistenza. Insomma, quello dei teppisti è «un gesto che offende la memoria di quel luogo, un luogo simbolico deputato a trasmettere, attraverso le generazioni che in diverso modo hanno lasciato testimonianze legate alla fede e alla Resistenza, la memoria e i valori condivisi».
© Riproduzione Riservata