VARESE
Marco Paolini: il futuro è fantascientifico
Dici Marco Paolini e pensi al teatro di narrazione, al teatro civile, sociale, all’impegno di spettacoli entrati nella storia della scena italiana come «Liberi tutti» e il «Racconto del Vajont». Pensi all’emozione di quella sera in cui dal palco del «Sergente della neve» di Rigoni Stern, proprio al teatro di Varese, ha chiesto: dove sei? Tenente, dove sei? E dal buio in platea si è alzato Nelson Cenci, uno degli ultimi alpini a raccontare le storie della campagna di Russia. Dici Marco Paolini e pensi al teatro. Perché questo, il suo, è il teatro: un dialogo tra l’attore e il pubblico fatto di domande e risposte, fatto di provocazioni, di memoria, di curiosità.
Così ora che Paolini torna a Varese con il suo nuovo monologo, che ha debuttato il 18 ottobre, l’attesa è grande. «Le avventure di Numero Primo» è un testo (e romanzo Einaudi) scritto dall’attore di Belluno con Gianfranco Bettin, e si presenta come un «esperimento di fantascienza narrata a teatro»: una storia di fantasia ambientata nel Nord Est dell’Italia tra 15 anni circa, con un padre fotoreporter e un figlio ipertecnologico che frequenta la scuola Steve Jobs, già Giosuè Carducci... In scena, a suonare con antichi strumenti le musiche composte da Stefano Nanni, anche esecutore, ci sono il violoncellista Mario Brunello (di recente applaudito al Grand Hotel del Campo dei Fiori nell’ambito del festival «Nature urbane») e le voci bianche del coro giovanile «Città di Thiene».
Con «Le avventure di Numero Primo», in programma il 17 e 18 novembre al teatro Openjobmetis, Paolini apre la stagione «Gocce» proposta da Arci Rag Time, come già aveva fatto lo scorso anno con «Ballata per uomini e cani» tratta da Jack London. Di lui il direttore artistico della rassegna Adriano Gallina dice: «Quello di Paolini è un teatro per molti versi irrinunciabile, dagli occhi aperti, curiosi e mai astrattamente ideologici, oggi più che mai, con il nuovo spettacolo, aperti sul futuro. In Aprile ‘74 e 5 una battuta solo apparentemente paradossale diceva: Solo il presente è obbligatorio. Il passato e il futuro si possono scegliere. Ecco, dopo aver tanto esplorato il passato, la memoria, questo nuovo sguardo di Paolini su quel che sarà è ancora una volta una preziosa esplorazione del possibile».
Paolini, dopo tanti spettacoli sul passato, il suo nuovo monologo è ambientato nel futuro: perché?
«Da Galileo in poi mi è rimasto l’interesse per la scienza. Ho scartato l’idea di fare altre biografie e per un paio d’anni ho studiato molto, insieme a Gianfranco Bettin. Leggendo la pubblicistica di divulgazione scientifica, mi sono via via reso conto che siamo in un momento molto particolare della scienza, che corrisponde a un cambiamento delle nostre esistenze. E mi sono chiesto: io come sono toccato da tutto questo? Sono ancora lo stesso di prima o qualcosa in me è cambiato? Ma non volevo fare uno spettacolo di inchiesta o di divulgazione, volevo cimentarmi con una storia. Perciò la prospettiva è ora quella dell’immaginare e non quella del ricordare».
Dunque immagina il nostro futuro?
«Ci provo. La cosa importante non è azzeccare le previsioni, ma azzeccare il flusso, azzeccare in qualche maniera le domande che stanno sotto ai cambiamenti e possono incrociare la nostra condizione di vita. Arrivato a quest’età (61 anni) preferisco dedicare la mia attenzione più al presente e al futuro che non al passato».
Perché il monologo si svolge proprio a 5000 giorni da oggi, e dunque in un futuro abbastanza prossimo ma già ipertecnologico e fantascientifico: sarà davvero così tra meno di 15 anni?
«Se penso ai 5000 giorni indietro, io non navigavo su internet. Sono successe talmente tante cose che immagino possa essere così anche nei prossimi 5000 anni. L’errore è di immaginare il futuro come continuazione del presente, in realtà ci saranno sì cose del passato che resistono, ma anche e soprattutto cose difficili da immaginare adesso. Per esempio nei film di fantascienza del passato non c’è mai internet, non è stato mai nemmeno immaginato».
Chi è Numero Primo?
«È una creatura che in tutto e per tutto è un bambino che però assomiglia poco ai suoi genitori. Costantemente abbiamo la sensazione di produrre delle creature più veloci e rapide di noi, in sintonia con un mondo che noi guardiamo con fatica. Ma quando mi dicono che il nostro tempo è veloce io rispondo che in generale la velocità non dà fastidio: quando stai su un treno che va a 200 all’ora stai perfettamente in piedi, quando vai veloce in automobile ti sembra di essere fermo nell’abitacolo: è quando acceleri che senti il cambio di passo».
Il papà è un fotoreporter che usa il rullino: non è anacronistico già oggi?
«Ettore in realtà è molto tecnologico, sa ancora come si fanno le cose, ha una profonda dimensione artigianale del suo lavoro. È un uomo fuori dal comune e infatti si chiama Ettore come un eroe. E il suo eroismo è anche riuscire a non essere del tutto esautorato nella importantissima funzione di padre».
Che padre è Ettore?
«Uno che ha un coraggio fuori dal comune. Ha un figlio che gli assomiglia poco ma per lui volergli bene e salvarlo diventa una ragione di vita».
Perché ha scelto di ambientare la storia nel Nord Est, tra Mestre e Trieste?
«Perché Venezia è la città più tecnologica del mondo, ovviamente nella mia fantasia, perché sono i miei luoghi, luoghi che conosco bene. E anche perché è proprio nella campagna che credo avverranno i più grandi cambiamenti».
Dove vuole arrivare questo spettacolo?
«Quello che fa questo racconto è costruire un mondo con cui poi tu decidi di fare i conti. Bisogna avere il coraggio di immaginare oltre la gabbia del realismo, perché il realismo non ci aiuta a capire niente di quello che sta per succedere. E poi bisogna essere predisposti a non subire un destino già scritto, a non pensare all’inevitabilità del futuro ma a crescere con le antenne sempre ben tese sulla testa».
Marco Paolini, «Le avventure di Numero Primo» - Varese, teatro Openjobmetis, piazza Repubblica, venerdì 17 e sabato 18 novembre, ore 21, biglietti da 30 a 15 euro, prevendite Rag Time (via Monte Golico, mercoledì, venerdì e sabato ore 17-19.30), supermercati Coop e Varese Dischi.
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