Referendum autonomia
Maroni-Zaia: sentito Gentiloni, pronti a trattare per autonomia
"Dopo il referendum avvio del negoziato con il governo entro l'anno"
Roma, 23 ott. (askanews) - Dopo le urne la partita dell'autonomia per Veneto e Lombardia si sposta a Roma, con l'auspicio di avviare il negoziato con l'esecutivo già nel giro di un mese. Forte di una partecipazione al referendum sull'autonomia del 57,2% e del 98% dei sì il governatore del Veneto Luca Zaia guarda già alla trattativa con il governo. Insieme a lui il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni che mette a tacere le polemiche sull'affluenza, intorno al 38-39%, quasi venti punti in meno rispetto al Veneto, e anche quelle sul flop del voto elettronico: "Abbiamo avuto problemi solo con 300 chiavette su 24 mila tablet. Abbiamo fatto una cosa che non si è mai fatta, è andato tutto perfettamente". Di certo per la Lombardia lo spoglio, che doveva concludersi in un paio di ore, è stato lentissimo.
Dalla Commissione europea la benedizione, per bocca della capo portavoce Margaritis Schinas, su questa consultazione che è avvenuta "entro la cornice costituzionale italiana". I referendum in Lombardia e Veneto, ha rilanciato il presidente del Parlamento europeo Tajani, "non preoccupano Bruxelles", la "Catalogna è un'altra cosa".
Dunque, ora, per Zaia "l'interlocutore" è Gentiloni e non certo il ministro dell'Agricoltura e vice segretario del Pd Maurizio Martina che stamani in un'intervista, quando già Roberto Maroni parlava dei "24-25 miliardi di euro in più" che arriverebbero alla Lombardia con l'autonomia, ha detto che i soldi delle tasse non sono oggetto di trattativa. Dunque "se Martina cerca la rissa qui non la troverà perchè stiamo dando adempimento ad una partita importante", ha replicato Zaia. A sentire il premier è stato Maroni, secondo il quale il presidente del Consiglio "ha confermato il suo interesse a un confronto su tutte le materie" e sul coordinamento del sistema tributario "ha aggiunto che sarà necessario anche il coinvolgimento del Mef". Insomma, ha concluso Maroni, "io sono pronto ad aprire la trattativa con il governo e porteremo 3 milioni di lombardi. Se poi vuole aggiungersi un governatore del Sud, perché no. Magari possiamo coinvolgere Michele Emiliano".
Matteo Salvini da parte sua ha messo a tacere i rumors su una rivalità tra lui e Zaia dentro la Lega dicendo che "meglio di così non poteva andare" e agli alleati, vedi Fdi di Giorgia Meloni (che ha parlato di un mancato plebiscito), riluttanti al referendum ha mandato un messaggio chiaro: "Qualcuno nel centrodestra non ha capito che aria tira". Le ripercussioni del voto nel centrodestra? A sgombrare il campo dall'ipotesi di una sua candidatura a premier per la coalizione ci pensa lo stesso Zaia: "Mi occupo di Veneto e voglio restare in Veneto, bisogna restare qui a fare presidio", "mi attaccherò un cartello al collo" con questa frase. Per Maroni con i referendum "i rapporti interni alla Lega e al centrodestra non c'entrano niente.
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