LA SENTENZA
Dai massaggi alle molestie, condannato ex educatore di Luino
Due anni e otto mesi per atti sessuali con un 17enne
«Mi ha preso per un braccio e mi ha fatto entrare in casa sua. Voleva farmi un massaggio. Poi ha chiuso a chiave la porta della camera, mi ha tolto la maglietta e mi ha fatto sdraiare sul letto. Infine si è strusciato su di me». Il racconto di un diciassettenne ha convinto il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Varese a condannare un quarantenne luinese a due anni e otto mesi di reclusione per il reato di violenza sessuale. Una pena ridotta rispetto a quella base (da sei a dodici anni, secondo l’articolo 609 bis del codice penale) perché il gup ha riconosciuto la “minore gravità” del fatto.
Per l’imputato - impegnato nel mondo parrocchiale e con un passato di animatore ed educatore in oratorio - il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a quattro anni.
INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI
La sentenza, emessa al termine del processo con rito abbreviato (che garantisce uno sconto di un terzo della pena), stabilisce anche l’interdizione perpetua dagli uffici di tutela, curatela e amministrazione di sostegno, da uffici, servizi, istituzioni e strutture frequentati da minorenni e da qualunque incarico nelle scuole. Il ragazzo, nel frattempo diventato maggiorenne e costituitosi parte civile con l’avvocato Maria Grazia Lani, ha ottenuto un risarcimento danni di 500 euro.
LA VICENDA
La vicenda risale al maggio del 2022. Secondo la ricostruzione della polizia di frontiera di Luino, a cui il ragazzo si rivolse dopo essere scappato dalla casa dell’imputato, il giovane fu avvicinato per strada e invitato a entrare per un massaggio. E per “convincerlo” a seguirlo, il 40enne l’avrebbe afferrato per un braccio e trascinato all’interno. Poi lo avrebbe costretto a subire atti sessuali, obbligandolo a togliersi la t-shirt e a sdraiarsi, per poi salire a cavalcioni sopra di lui e strusciarsi con le proprie parti intime. A quel punto, il 17enne - fino a quel momento quasi paralizzato dalla paura - avrebbe trovato la forza di ribellarsi e convincere il padrone di casa ad aprirgli la porta. Una ricostruzione contestata in udienza dal difensore dell’imputato, l’avvocato Elisabetta Brusa, che ha parlato di incongruenze tra le versioni fornite in un primo tempo agli inquirenti, poi nell’audizione protetta; la parte offesa, inoltre, non avrebbe mai espresso un diniego esplicito a quegli atti. Su richiesta del legale, era stata disposta anche una perizia psichiatrica sull’imputato, che è stato giudicato capace di intendere e di volere.
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