FESTIVAL DI LOCARNO
«Mi innamorai di Hoffman»
Stefania Sandrelli racconta le sue passioni. E i grandi rifiuti
Bellissima e affascinante Stefania Sandrelli porta con leggerezza le sue 70 primavere. Con grazia ha ricordato di avere un anno in più del Festival del Film di Locarno dove le è stato conferito il Leopard Club Award. Affiancata dal direttore del Baff Steve Della Casa, ha conversato con il pubblico facendo apprezzare la sua simpatia e spontaneità. La voce un po’ bassa, colpa dell’aria condizionata al concerto di Sting, dove alla fine hanno bevuto qualcosa insieme.
Originaria di Viareggio, città che aveva più cinematografi che chiese perché portavano i film in prima visione assoluta per vedere se funzionavano, era stata iniziata al cinema dall’amatissimo fratello Sergio, maggiore di 7 anni che le aveva fatto da pigmalione.
«Sergio mi portava a vedere molti film, quelli di Olmi, Cassavetes, e i musical. Ho spaziato in questo mondo immaginario prendendone le distanze. Quando Germi mi aveva chiamata per il provino la mia famiglia era contraria; mio fratello mi ha accompagnata. Germi era un cacasotto, prima di scritturarmi ci aveva pensato due mesi, nel frattempo avevo girato due altri film.
“Divorzio all’italiana” ha vinto l’Oscar e per me è stato una dolce trappola che mi ha legata al cinema. Bertolucci mi chiamava l’attrice di Germi: mi ha preso per mano e portato in un mondo più borghese, tranne che in “Novecento”. Ho sempre amato molto i vecchi. Da bambina volevo portarli tutti a casa, ma la mamma diceva “non si può, è di qualcuno quel signore“!».
Strappa applausi raccontando che «non ho mai fatto cinema per far vedere quanto fossi bella e brava, do la precedenza ai film corali. Il regista per me è come un direttore d’orchestra». E aggiunge: «Sul set amo essere servita bene».Ne sapeva qualcosa Germi che doveva scritturarla per “Alfredo Alfredo” su richiesta di Dustin Hofman che lo aveva fatto mettere nel contratto. «Ero incinta. Germi per convincermi si buttò per terra piangendo, promise di trattarmi come un fiore fresco. Hoffman aveva appena fatto “Il Laureato”, ero innamoratissima di lui e a tavola gli facevo dei segni con le mani e mio marito era geloso».
Le gravidanze sono anche state causa di occasioni mancate. Mentre era incinta di Amanda, Claude Goretta le aveva offerto il ruolo di protagonista nella “Merlettaia” e Fellini una parte in “Giulietta degli spiriti”.
«Non potevo rivelarlo: ero in una situazione complicata. Dovetti rifugiarmi a Losanna per partorire».
Un grande rifiuto a Francis Ford Coppola che la voleva ne “Il Padrino”, ma la parte era troppo simile al ruolo interpretato in “Sedotta e abbandonata.”
«Coppola capì e si mise a ridere. Disse: “Peccato sarà un’occasione mancata. Avresti conosciuto grandissimi attori”. Gli attori erano Al Pacino e Robert De Niro, che mi faceva battere il cuore!»
A settembre un film con Elio Germano.
«Sono felice quando al cinema vedi film di giovani registi. In autunno continua la tourné de “Il bagno” con Amanda. Particolarmente faticosa fisicamente perché in scena indossiamo tutte i tacchi alti. Il teatro è nutrimento puro per me. Ho sempre prediletto la commedia e aspetto il pubblico in camerino per chiedere se si sono divertiti».
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