LA POLEMICA
Giornale inglese attacca Trenord
Accuse pro pendolari: «Gestione disastrosa». Ma la società di piazza Cadorna si difende: «Tutto falso»
Sullo sfondo fa capolino la campagna elettorale.
Se però i dati diffusi da una testata online, Business insider Italia, fossero veri saremmo di fronte a una disastrosa gestione delle linee ferroviarie di Trenord.
Ma i dati, che hanno scatenato una vera e propria bufera e sarebbero addirittura stati desunti da un rapporto segreto, non corrisponderebbero alla realtà; anzi, secondo l’azienda costituita da Trenitalia e Ferrovie Nord Milano, della quale è amministratore delegato Cinzia Farisè, sono bellamente falsi.
Una valanga di inesattezze forse create ad arte, sempre secondo la società di piazzale Cadorna sostenuta dal parere di alcuni esponenti di centrodestra, per mettere in difficoltà la Regione che, a sua volta, controlla Trenord.
Il fatto che l’operatività quotidiana dei convogli non corrisponda ai criteri di funzionalità ed efficienza richieste, è comunque acclarato.
Lo sanno bene i 755mila passeggeri lombardi, in stragrande maggioranza pendolari, che tutti i giorni utilizzano Trenord, costretti a fare i conti con soppressioni, ritardi, guasti e sovraffollamento dei treni. Ma da qui a considerare il servizio assolutamente fuori controllo, ne corre di strada.
Soprattutto se si prendono a paragone i dati del mese di gennaio, periodo particolarissimo per i contraccolpi dell’incidente ferroviario di Pioltello. E si sparano nel mucchio cifre che riguardano il lato economico della questione.
Le accuse in chiaro: Trenord avrebbe avuto nel 2017 mancati guadagni per circa 40 milioni di euro. Inoltre: nonostante il “buco” avrebbe distribuito bonus ad personam ai manager della società.
Vero? Falso? «Tutto falso» insistono da piazzale Cadorna. Lo si afferma in uno stringato comunicato che, dopo aver smentito l’esistenza di report segreti, considera infondate le informazioni sulla «asserita inefficienza della gestione operativa».
Di più: «Con l’autore del pezzo e con la testata Business insider si affronterà la questioni nelle sede opportune».
Insomma, si annunciano le querele.
La diffusione delle notizie sulla presunta gestione fallimentare ha scatenato il mondo politico, a cominciare dal centrosinistra e dai Cinque stelle. Giudizi impietosi («Spreco di denaro pubblico», «Carrozze bestiame ma premi ai dirigenti: sono un insulto ai pendolari») a commento delle rivelazioni del giornale online.
Giudizi a cui Trenord replica con esempi precisi.
Per cominciare, sull’utile di bilancio per l’anno passato («Altro che mancato guadagno») e sui 400 milioni di investimenti già decisi per rinnovare la flotta dei treni.
Infondato anche il dato sui 2 milioni e mezzo di posti a sedere decurtati nel 2017, derivanti dalla soppressione delle carrozze a causa dei reiterati guasti per la scarsa manutenzione. Sarebbero invece meno di 700mila in dodici mesi, ma su un totale di 2000 treni in servizio ogni giorno.
Insomma, numeri diversi, molto meno drammatici da quelli proposti dall’articolo in questione. Numeri ufficiali che riguardano tra l’altro la regolarità della circolazione in rapporto all’incidente di Pioltello e all’indisponibilità di due binari considerati strategici: nelle ultime settimane otto treni su dieci arrivati a destinazione entro 5 minuti dall’ora di arrivo previsto, 86 per cento dei convogli con un ritardo accertato entro i sette minuti, il 92 per cento fino a dieci minuti, calcolati però su 1600 chilometri di binari e infrastrutture gestite da Rfi.
La chiosa: tanto rumore per nulla? Beh, che la situazione dei pendolari sia a volte difficile, di complessivo disagio, nessuno può smentirlo. Che Trenord si adoperi per mitigarne gli effetti, è altrettanto evidente. Che ci riesca, non possiamo ancora dirlo. Così le polemiche si sommano alle polemiche. Dentro le quali sguazza la politica.
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