M.O.
M.O., bimbo palestinese muore in casa bruciata da coloni
Netanyahu: "terrorismo", e chiama Abu Mazen
Gerusalemme, 31 lug. (askanews) - Un bimbo palestinese di un anno e mezzo è morto e i genitori e il fratellino sono rimasti gravemente ustionati nel rogo della loro casa, appiccato da estremisti israeliani nella Cisgiordania occupata. Il premier israeliano ha condannato "un atto di terrorismo in tutto e per tutto" e ha ordinato alle forze di sicurezza di arrestarne i responsabili consegnandoli alla giustizia. Impegni che ha ripetuto in occasione di una rarissima conversazione telefonica con il presidente palestinese Abu Mazen. Ma l'Autorità palestinese ha detto di ritenere il governo Netanyahu "interamente responsabile" della morte di Ali Dawabsheh, 18 mesi, a causa dell'"impunità" garantita ai "coloni"accusati del crimine. Abu Mazen ha detto che Israele dovrà rispondere di questo "crimine di guerra" davanti alla Corte penale internazionale, mentre vari gruppi minacciano "ritorsioni" e migliaia di palestinesi chiedono "vendetta" in piazza a Gaza e in Cisgiordania, dove almeno un uomo è stato ferito da colpi di arma da fuoco.
Stamani all'alba uomini mascherati presentati dai palestinesi come coloni hanno gettato bombe molotov dalle finestre, aperte per il caldo, di due case, tra cui quella dei Dawabsheh, a Duma, nei pressi di Nablus, nel nord della Cisgiordania, riferiscono fonti israeliane e palestinesi. Gli assalitori sono poi fuggiti verso la vicina colonia, ha riferito al radio israeliana.
Ali è morto mentre la madre Riham, 26 anni, il padre Saad e il fratello Ahmed, quattro anni, lottano tra la vita e la morte in un ospedale israeliano. E' ricoverata in ospedale anche una quarta ustionata, una bambina secondo alcune fonti. Fatto straordinario, Netanyahu si è recato in ospedale nel pomeriggio e il presidente israeliano Reuven Rivlin ha annunciato che l'imiterà.
A Duma, della casa dei Dawabsheh non restano che i muri di cemento anneriti dalle fiamme. Sono rimaste delle foto della famiglia, anche loro annerite dal fuoco, e qualche oggeto, un biberon. All'esterno graffiti in ebraico: "Vendetta" e "il prezzo da pagare", due giorni dopo che la autorità israeliane hanno distrutto due case in costruzione in una colonia più a sud. Migliaia di palestinesi, tra cui il premier Rami Hamdallah, hanno partecipato ai funerali del bebè, "eroe martire" portato in braccio avvolto da una bandiera palestinese.
Da anni gli attivisti dell'estrema destra palestinese e i coloni compiono, sotto lo slogan "il prezzo da pagare", aggressioni e atti vandalici contro palestinesi e arabi israeliani, luoghi di culto musulmani o cristiani o anche contro i soldati israeliani. La stragrande maggioranza delle aggressioni resta impunita. Ma l'attacco di oggi ha suscitato emozioni particolarmente forti in Israele e sui social media circola un appello a manifestare domani contro la violenza. Il ministro della Difesa Moshe Yaalon ha definito gli aggressori "terroristi ebrei".
La condanna israeliana non ha però convinto la leadership palestinese, che si riunisce stasera: "non si può dissociare questo attacco barbaro da un governo che rappresenta una coalizione per la colonizzazione e l'apartheid" ha detto il numero due dell'Olp Saeb Erakat. A maggio l'organizzazione israeliana Yesh Din stimava che l'85,3% della denunce dei palestinesi di attacchi di coloni resta senza seguito, solo il 7,4% conduce a incriminazioni e di questo solo un terzo ha come esito una condanna.
Hamas ha promesso "una punizione all'altezza dei crimine" che "fa dei soldati dell'occupante e dei coloni bersagli legittimi ovunque". L'Unione europea ha lanciato un appello alla "piena responsabilità, all'applicazione efficace della legge e e alla tolleranza zero delle violenze dei coloni, mentre Washington ha condannato "un maligno atto terroristico" e ha chiesto a Israele di arrestarne gli autori.
(fonte Afp)
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