Morto in Siria il marocchino espulso
Oussama Khachia, saldatore trentenne che viveva a Brunello ritenuto simpatizzante dell’Isis, aveva ricevuto il foglio di via dal Viminale a febbraio
Oussama Khachia, il trentenne marocchino che abitava a Brunello e che a febbraio era stato espulso dall’Italia dal Ministero dell’Interno perché ritenuto simpatizzante dello Stato Islamico, è morto. A dare per prima la notizia è stata la famiglia, che però non sa nulla delle circostanze del decesso e non sa neppure dove si trovi il corpo del giovane: il padre sarebbe stato avvertito da un amico di Oussama, in possesso dei suoi documenti e dei numeri di telefono delle persone più vicine al ragazzo. Ma dal Ministero dell’Interno arriva un’indiscrezione: Oussama sarebbe morto in Siria, molto probabilmente in zona di guerra, ma non è certo. Mentre c’è la pressoché assoluta certezza che l’ex saldatore non fosse lì per combattere contro il regime di Assad, ma più probabilmente per dimostrare la sua adesione ideologica allo Stato Islamico.
Il provvedimento di espulsione di febbraio era scattato su disposizione del Viminale. Da tempo il giovane era tenuto d’occhio dai poliziotti della Digos della Questura, per quelle sue particolari “simpatie” espresse tramite internet e i social network a sostegno dell’Isis. Secondo gli inquirenti, infatti, l’operaio non rappresentava un pericolo attuale e concreto, ma in prospettiva avrebbe potuto essere facilmente plagiabile proprio da quelle persone con cui era in contatto a distanza, e che magari si trovavano in Iraq o in Siria.
Insomma, il magrebino non stava pianificando un attentato né stava reclutando sul territorio combattenti da mandare a sostegno del Califfato, ma sarebbe potuto diventare lui stesso una “pedina” in mano ai terroristi. Nella sua abitazione sarebbero state trovate anche letture che lasciavano poco spazio a dubbi sulle sue idee oltre a un inquietante stemma con il simbolo dello Stato islamico, che gli inquirenti suppongono possa essere stato forgiato dal giovane stesso. Un quadro sufficiente, secondo il ministero dell’Interno, per disporne il rimpatrio per motivi di sicurezza.
A novembre Khachia era arrivato in Svizzera, essendo sposato con una ragazza dalla doppia cittadinanza italo-elvetica che vive tuttora in Canton Ticino. Ma era stato espulso anche dalla Svizzera.
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