ISLAM
Moschea a Gallarate? Sì, forse, ni
Luogo di culto previsto dal Pgt (perché richiesto dalla legge 12), ma al momento nessun progetto presentato. Frenata della giunta Guenzani? «No, ma dobbiamo capire chi è il nostro interlocutore»
La Lega butta la croce addosso al sindaco-imam, alias Edoardo Guenzani, perché, bocciata dalla corte costituzionale la legge regionale anti-moschee, si aprono le porte a un luogo di culto che sorgerebbe nell’area prevista dal piano generale del territorio (Pgt), ovvero in viale dell’Unione europea. Ma è davvero così? A chiarire il quadro è Giovanni Pignataro, vicesindaco e assessore all’Urbanistica che ha seguito passo dopo passo la nuova programmazione urbanistica della città. «Non bisogna confondere la previsione del Pgt con l’azione. Noi abbiamo inserito due aree di culto (in via dell’Unione europea e in zona di riqualificazione a fianco della stazione, ndr) perché richieste come obbligo dalla legge 12. Non è stata una nostra volontà ma un’imposizione normativa». Il tutto determinato dai diritti legati alla libertà di culto che non può essere sconfessata in un Paese democratico come l’Italia. Altro discorso, però, quello che riguarda la realizzazione pratica perché, una volta stabilita la previsione nel Pgt, serve l’autorizzazione. E ciò, in questo momento, appare tutt’altro che semplice. «Non ci risulta nessun progetto presentato», fa presente innanzitutto Pignataro. E anche se una proposta del genere fosse presentata agli uffici comunali, ci sono una serie di aspetti da approfondire: «Chi è l’interlocutore? Cosa vuole fare? Con quali soldi finanzia l’opera?». Tutte queste domande servono per inquadrare in un alveo di sicurezza e di legalità l’intervento. Altrimenti non se ne fa nulla. La linea morbida dell’amministrazione Guenzani è stata indurita? A sentire Pignataro sembrerebbe proprio di sì, ma sbaglia chi vorrebbe vedere dietro a questo discorso un’opportunità politica nel senso che il voto si avvicina e il centrosinistra non vuole inimicarsi quei gallaratesi che non amano i musulmani, tanto più in un momento non certo facile a livello internazionale per via degli episodi di terrorismo e delle guerre in corso in alcuni Paesi vittima dell’Isis. «Decliniamo le nostre scelte - spiega Pignataro - nel tempo in cui viviamo. Quindi non possiamo non tenere in considerazione un contesto tutt’altro che semplice nel rapporto con l’Islam». Cautela necessaria ma pure baluardo alle speculazioni politiche. Il messaggio va diritto alla Lega: «Gli stessi che ora dicono che a Gallarate sorgerà una moschea (anzi due), raccontavano favole sull’arrivo di migliaia di profughi al casermone dell’aeronautica». Altro difetto dal quale guardarsi è la generalizzazione: «Io non vado a dire al sindaco Nicola Poliseno che è un sindaco imam perché nella sua città abita un pakistano arrestato perché picchiava la moglie, così come non si può dire che tutti i componenti dell’associazione pakistana siano come questa persona. Insomma, non cadiamo in questi sillogismi sbagliati, facendo un uso strumentale delle notizie». Le dichiarazioni colpiscono in modo tutt’altro che indiretto la Lega Nord e dimostrano come l’amministrazione gallaratese di centrosinistra abbia ben chiaro il percorso da seguire nei confronti dell’Islam. Dopo i discorsi di massima apertura dell’inizio, quando la parola d’ordine era integrazione a tutti i costi, ora c’è rispetto per la cultura e la religione diversa, ma anche un po’ di diffidenza. E’ lo stesso Pignataro ad ammettere: «Dobbiamo capire chi è davvero il nostro interlocutore perché loro hanno diverse anime». Ma chiedono da almeno quindici anni un luogo di culto a Gallarate. Senza ottenerlo. Finora.
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