ULTRAPICCOLI
Nanofarmaci smart a caccia di malattie
Trasportare i farmaci solo sulle cellule malate, risparmiando al resto dell’organismo gli effetti collaterali. È solo una delle caratteristiche dei nanofarmaci, medicine «intelligenti» basate sulle nanotecnologie. La scienza dell’ultrapiccolo è stata protagonista al Nano World Cancer Day 2016, evento internazionale organizzato dalla European Technology Platform for Nanomedicine, ente che raggruppa istituzioni di ricerca, aziende farmaceutiche e scienziati impegnati in questo settore. In Italia i promotori dell’iniziativa sono stati l’università di Milano-Bicocca e la fondazione Istituto dei Tumori. La sfida più grande è applicare queste tecnologie contro il cancro: gli scienziati stanno lavorando a dei vettori, micro-capsule capaci di funzionare come veicolo per i farmaci guidandoli sul bersaglio voluto. «Questi vettori - spiegano i ricercatori della Bicocca - hanno una grandezza che va dai 20 ai 500 miliardesimi di metro e si adattano sia ai tradizionali chemioterapici, sia ai farmaci biologici». Raggiunta la giusta destinazione, occorre però che il vettore superi le barriere biologiche delle cellule malate. «La ricerca è attualmente concentrata sui sistemi di riconoscimento della fermata giusta, sui metodi per aprire le porte delle cellule e sulle chiavi per superare le diverse barriere». In Europa, hanno spiegato gli esperti, sono più di 500 le piccole e medie imprese che operano nella nanomedicina, 150 negli Stati Uniti. Attualmente sono 49 i nanofarmaci presenti sul mercato, sul fronte della sperimentazione sono più di 230 i nanofarmaci testati sull’uomo, il 30 per cento dei quali sono terapie per il cancro. «La nanomedicina - ha concluso il rettore della Bicocca, Cristina Messa - è uno dei campi in cui eccelle il sistema della ricerca di Milano e della Lombardia. Sistema che può e deve dare un contributo a questo importante tassello lo sviluppo di una medicina di precisione».
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