IL GIALLO DEGLI 007
Naufragio a Lisanza: chiuse le indagini
L’armatore Claudio Carminati, al timone della Gooduria, potrà farsi interrogare entro venti giorni
La parola su ciò che accadde il 28 maggio al largo di Lisanza va a Claudio Carminati: nei giorni scorsi ha ricevuto la notifica della chiusura delle indagini, l’armatore che l’anno scorso era al timone della Gooduria avrà venti giorni di tempo per chiedere l’interrogatorio con il pubblico ministero Massimo De Filippo o per depositare una memoria difensiva.
Dopodiché la procura procederà con il rinvio a giudizio. Il sessantunenne risponde di naufragio colposo e omicidio plurimo colposo, la consulenza affidata all’ingegnere Giovanni Ceccarelli ha delineato più di una responsabilità in capo a Carminati, un uomo che porta sulle spalle il peso di quattro morti. Due agenti segreti italiani, Tiziana Barnobi e Claudio Alonzi, uno del Mossad israeliano, Erez Shimoni e la moglie Anna Bozhkova, che Carminati aveva sposato un anno prima. Anche il loro cane Jazeera annegò nelle acque agitate dalla tempesta che si scatenò all’improvviso. Gli altri agenti del Mossad e l’indagato riuscirono a salvarsi, qualcuno nuotò fino alla riva, qualcun altro venne soccorso da altri diportisti. Ma a parere degli inquirenti la tragedia si sarebbe potuta evitare.
«Sono stati effettuati lavori sull’imbarcazione, soprattutto sovrastrutture, che ne hanno rovinato la staticità», confermano il pm De Filippo e il procuratore capo Carlo Nocerino. Carminati avrebbe collocato dei cassettoni per stabilizzare il natante e avrebbe costruito un gabbiotto sopra coperta, una sorta di veranda che quando quella domenica si scatenò la tromba d’aria fece il deleterio effetto vela. La Gooduria si piegò su un lato e poi, sospinta dalle raffiche di vento, scuffiò completamente e si inabissò a sedici metri di profondità.
Carminati avrebbe inoltre sottovalutato le condizioni meteorologiche. Al momento di salpare dall’isola dei Pescatori per rientrare a Lisanza il cielo era minaccioso, plumbeo. Il sessantunenne chiamò il cantiere Piccaluga per sapere come fossero le condizioni sulla terra ferma: il ciclone era ancora lontano, almeno guardando l’orizzonte dalla spiaggia.
Se avesse consultato la capitaneria forse Carminati avrebbe rinviato la partenza perché nel giro di pochi minuti infuriò il downburst, con raffiche discendenti che si spargono intorno e possono arrivare a 80-100 chilometri orari. Un’altra fatale leggerezza Carminati l’avrebbe commessa portando a bordo ventitré persone. La navetta olandese varata nel 1982, lunga quindici metri, che a quanto pare mancava di manutenzioni certificate, aveva una portata di quindici persone. Il numero dei naufraghi sarebbe salito addirittura a venticinque se due degli agenti segreti in missione sul lago Maggiore non avessero rinunciato alla gita in barca. La cognata dell’armatore e la famiglia di Tiziana Barnobi si costituiranno parte civile. Intanto l’indagato è ancora sottoposto al divieto di espatrio.
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