SAN PAOLO
Nei boschi tornano i rom
Nel vicinale spuntano tre baracche, ci abitano una dozzina di stranieri. A giugno, prima del voto, il problema pareva risolto
Quattro mesi. Dal 7 di giugno, quando gli agenti della polizia locale avevano portato a termine l’ultimo di una lunga serie di sgomberi, fino al 7 ottobre, quando i rom sono tornati a montare le loro baracche nei boschi di San Paolo. Il posto è sempre lo stesso, la cabina elettrica raggiungibile dalla bretellina che collega l’ospedale con la Provinciale 12, vicino al confine con Villa Cortese.
La segnalazione era già arrivata da qualche giorno, venerdì 6 alle 12 la situazione era la seguente: una Bmw con targa bulgara parcheggiata all’inizio del vicinale, tre baracchette tirate in piedi in qualche modo e una dozzina di stranieri (tutti uomini) che parlottavano tra i campi. Tra loro anche un paio di ragazzini che in sella ad altrettante biciclette stavano attraversando la tangenzialina per tornare al campo.
Certo, rispetto ai sei campi abusivi che erano stati censiti alla fine dello scorso marzo l’insediamento ora è misera cosa. Ma la storia ormai si ripete da 14 anni, e quindi non è difficile immaginare che senza un nuovo sgombero le baracche si moltiplicheranno con l’arrivo della stagione fredda, richiamando abusivi anche dai Comuni vicini.
Nei cinque anni dell’amministrazione di Alberto Centinaio il problema delle occupazioni abusive era stato affrontato in modo radicale: agli inevitabili sgomberi il sindaco aveva affiancato il programma di inclusione sociale che alla fine di un lungo percorso aveva permesso di integrare cinque famiglie, che ora abitano in appartamenti secondo la formula dell’housing sociale. Tutti coloro che non avevano voluto cogliere l’occasione per integrarsi, avevano invece dovuto fare i conti con una serie di interventi via via sempre più decisi, fino a quando con l’avvicinarsi delle elezioni il problema era stato dichiarato definitivamente risolto. A marzo i cambi abusivi erano sei, nei quali vivevano in modo stabile circa 16 persone. Il 7 giugno era stato sgomberato l’ultimo campo, più o meno negli stessi giorni il sindaco aveva ordinato ai proprietari delle aree di togliere i ceppi delle robinie e di coltivare i campi per scoraggiare nuovi insediamenti. Qualcuno l’ha fatto, altri non ancora. E così con l’avvicinarsi dell’inverno i rom sono tornati attorno alla vecchia cabina elettrica.
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