IL CASO
«Noi, i disperati di via Pacinotti»
Fa sempre più freddo ma nell’ex deposito Fs i clochard vivono in baracche malconce
Freddo, fa tanto freddo. Dentro baracche improvvisate e casupole costruite tra i muri marci dell’ex deposito delle Ferrovie in via Pacinotti l’unico modo per riscaldarsi è di accendere il fuoco. È mezzogiorno. Ilie esce con il suo borsone a rotelle. Va a recuperare un po’ di legna per alzare la temperatura del suo gelido rifugio. «Io lavoro - dice - metto i serramenti. E di sera vengo qui a dormire». È uno dei tanti disperati che trova riparo tra le strutture fatiscenti che stanno a due passi dalla bella Gallarate, fatta di luminarie e del luccicante abete di Natale davanti alla basilica. Dentro via Pacinotti, invece, ci sono rifiuti di tutti i tipi, una valanga di bottiglie vuote, piatti di plastica, avanzi di cibo e sporcizia. I topi vanno a nozze (ce ne sono alcuni belli grossi) in questo ambiente. I vetri sono rotti, i caseggiati cadono a pezzi. Ma il popolo di via Pacinotti vive qui. Lo considera un fatto normale. E anche la città giudica tutto ciò assolutamente normale. Questo, forse, è il vero problema.
Giù il cancellone e buco nel muro
Per entrare nel rifugio dei clochard c’era un passaggio tra due pareti dopo aver varcato il cancello che si affaccia sui binari poco più in là della stazione di piazza Giovanni XXIII. C’era perché la proprietà degli immobili (cioè Rete Ferroviaria) ha fatto finta di intervenire. Ha chiuso il cancellone d’ingresso e murato l’anfratto dove prima s’infilavano i senzatetto. Non si può più passare, dunque? Sono bastati pochi ma ben assestati colpi di mazzetta per distruggere la recinzione a fianco del cancello e un pezzo di muro all’altezza dei capannoni. Risultato: si entra e si esce senza nessun problema. «Ma non scrivetelo sul giornale - implorano i rifugiati - altrimenti lì chiudono ancora tutto o ci mandano via». Brutto mestiere, quello del giornalista. La realtà va sempre e comunque documentata. Tanto più in questi giorni che dovrebbero essere belli e festosi perché avvicinano al Natale.
Il Natale di Ilie, Averescu e GIcu
Dove lo passerà Ilie? Dove sarà Averescu (personaggio sempre in giro a Gallarate con la sua bici per la questua)? E dove è adesso Gicu, piccoletto e con gli occhi furbi, che un paio di mesi fa aveva raccontato la storia dei disperati di via Pacinotti? Sono tutti rumeni e tutti si ritrovano nella città nascosta, in quell’universo che sembra non poter esistere in tempi come questi dove non hai diritto di cittadinanza se non possiedi uno smartphone ma dove c’è ancora chi - per scelta o per sfortuna - vive di un’umanità diversa. Sarà il solito Natale per loro: si raduneranno in una delle baracche per stare un po’ più al caldo. A meno che non ci sia qualcuno che li ospiti. Ma sarà solo una parentesi.
Capannoni da abbattere al più presto
Non avranno vita lunga, comunque, quei capannoni. Sembra sempre più vicino il momento del totale abbattimento. Di recente ci sono stati degli incontri tra Comune e Rete Ferroviaria. Presto potrebbe essere concordato un complessivo piano d’intervento da giocare nell’ambito del recupero dell’intero complesso che fa ferimento all’ex aeronautica, una parte finirà in mano all’ente locale. Fino a quel momento, però, il popolo di via Pacinotti continuerà a vivere. Anzi a sopravvivere. Come un pugno in un occhio in una città che si crede moderna e solidale.
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