IL PROCESSO
«Non so perché l’ho uccisa»
L’uxoricida Roberto Scapolo ai magistrati: «Con Loretta rapporto deteriorato ma legame forte»
«Non riesco a darmi una spiegazione, sono sempre stato una persona mite ma quella mattina ho perso il controllo».
Lo ha spiegato in aula, nel corso dell’udienza del processo con rito abbreviato, Roberto Scapolo, l’uomo di 46 anni che lo scorso 16 luglio ha ucciso la moglie, Loretta Gisotti, colpendola alla testa con un martello nella loro casa a Laveno Mombello.
Rispondendo alle domande del gup di Varese l’uomo, difeso dall’avvocato Paolo Bossi, ha parlato di «frequenti litigi» con la moglie e di un rapporto che «si era deteriorato» nonostante «il legame fosse ancora forte».
La mattina del 16 luglio, la coppia stava per partire per la Toscana, per raggiungere la loro casa per le vacanze ma, in seguito a un rimprovero della donna, l’uomo ha afferrato un martello dalla cassetta degli attrezzi che stava caricando in auto e l’ha colpita per tre volte alla testa, gettandosi su di lei quando è caduta a terra per strozzarla.
Subito dopo l’omicidio si è presentato alla caserma dei carabinieri e ha confessato.
Nel corso dell’udienza i familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Antonio Battaglia, si sono costituiti parti civili.
Il processo è stato rinviato al prossimo 14 marzo, quando è prevista la requisitoria del pm.
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