L’EMERGENZA
Rom, riecco le baracche
Nei boschi di Legnano nove capanne e una trentina di stranieri, bambini compresi
Insieme per Legnano ringrazia la giunta di Alberto Centinaio perché (tra l’altro) «ha risolto il problema dei rom», due giorni dopo lo stesso Centinaio firma un’ordinanza contigibile e urgente per intimare i proprietari delle aree agricole al confine tra Legnano e Villa Cortese di ripulire i terreni e trasformali in campi coltivati, così da cancellare «tre piccoli insediamenti abusivi costituiti da tende di fortuna ed esili manufatti in teli e legni».
Da qualche tempo i c dei rom non fanno più notizia, ma il problema è davvero risolto?
LA SITUAZIONE
Per farsi un’idea basata fare un giro nei boschi al confine tra Legnano e Villa Cortese, qualche centinaio di metri più o a ovest di dove c’erano gli storici insediamenti smantellati tra il 2013 e il 2016.
Dei quattro campi attorno al cimitero parco lo scorso inverno ne era rimasto uno solo quello alle spalle della cabina elettrica che si affaccia sulla bretella la Provinciale 12 e il parcheggio del nuovo ospedale.
Lì lo scorso ani vivevano una decina di disperati, tutti uomini e tutti pluripregiudicati che nonostante i tanti fogli di vai non avevano mai lasciato la città. Oggi la situazione è un po’ diversa, perché attorno a quell’unico campo ne sono spuntati altri tre: uno nel boschetto un poco più avanti, uno dietro un’azienda agricola e un terzo (più piccolo) verso il parcheggio dell’ospedale. Nove baracche in tutto, per un totale di una trentina di persone.
LE BARACCHE
Lo scorso anno davvero i rom avevano passato l’inverno sotto tende ed esili manufatti, il più delle volte l’accampamento spariva all’alba per essere rimontato la sera, quando gli abusivi erano certi che gli agenti del comando di polizia locale ormai avevano finito i loro controlli.
Quest’anno al situazione è diversa, perché chi più chi meno le baracche sono le stesse che si vedevano in via Liguria, quando nell’inverno del 2006 il villaggio abusivo era arrivato a contare poco meno di 200 residenti. Intelaiature di legno, pareti di cartone coperte da teli di plastica. Al centro dell’unica stanza l’immancabile bidone metallico usato come stufa, da diversi tetti sputano canne fumarie in metallo.
Tutto attorno cumuli di rifiuti, biciclette e rottami. In un angelo un mucchio di vecchi abiti è buttato sopra quel che resta di un falò che ha fuso pezzi di plastica e contenitori vari.
I ROM
Nei tre campi ieri a mezzogiorno si contavano nove baracche, per una trentina di stranieri in tutto. Compresa una donna incinta, un paio di ragazzotti sui 14 anni e tre bambini tra i 6 e i 10 anni. Qualcuno dice di essere arrivato da Gorla Maggiore, dove per qualche anno aveva lavorato.
Altri dicono di essere a Legnano da dieci anni, tutti comunque affermano di non avere un altro posto dove andare.
A Legnano le prime famiglie Rom erano arrivate nell’autunno 2003, una ventina di persone in tutto. Nell’estate 2007 con l’arrivo della giunta di Lorenzo Vitali erano iniziati gli sgomberi duri, che avevano permesso di ridurre gli abusivi da 200 a 20. Nel novembre 2012, quando la giunta Centinaio aveva varato il patto di coesione sociale, i Rom erano 60. Dopo 5 anni di sforzi, oggi sono circa la metà.
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