VILLA PANZA
Bob Wilson da record
«La mostra di Bob Wilson sta andando benissimo, il pubblico che viene a villa Panza è educato e silenzioso, molto interessato. La gente arriva sapendo di dover dedicare almeno un paio d’ore alla visita e si prepara sull’artista e le sue opere. Tra quelle finora allestite è la mostra che ci ha dato maggiore soddisfazione». Marco Magnifico, vice presidente del Fai, è raggiante e promette per i primi d’aprile la sorpresa annunciata in conferenza stampa lo scorso novembre: «Bob Wilson sta lavorando all’opera pensata esclusivamente per villa Panza, e sarà lui stesso a presentarla tra due mesi. Di più per il momento non posso dire».
Visitata da oltre 13mila persone, tra cui moltissimi giovani under 25, attratti anche dalla celebrità dei divi raffigurati nelle opere, la mostra «Robert Wilson for Villa Panza. Tales», curata da Noah Khoshbin e Anna Bernardini, rimarrà aperta fino al 15 ottobre e supererà per numero di accessi quella acclamatissima di Wim Wenders finora al primo posto.
Wilson, nato in Texas nel 1941, è tra i più importanti artisti visivi e teatrali al mondo e sa fondere nelle sue opere il vissuto personale con molteplici suggestioni che gli vengono da musica, danza, letteratura e scultura. E proprio dalla musica, anzi della sua assenza, incominciò il suo intervento alla presentazione della mostra, citando John Cage e il suo «4’33”», opera in cui per quella durata temporale lo strumento sta in assoluto silenzio.
E l’assenza di rumore è condizione quasi obbligata per accedere al mondo privato di Wilson, che si confronta con lo scorrere del tempo e la mutazione che provoca nell’espressione dei volti, come dimostrano i suoi «Video portraits», macchine tattili che indagano ogni potenzialità narrativa del ritratto pittorico, animandolo senza snaturarne l’intimità.
Così, osservando Lady Gaga come Mademoiselle Caroline Rivière, capolavoro di Ingres, o sospesa in «Flying», secondo l’antica pratica di bondage giapponese dello Shibari, oppure Robert Downey jr, ammirato al cinema nei panni di Sherlock Holmes, ritratto cadavere nella «Lezione di anatomia» di Rembrandt, ci sorprende il gioco luminoso inventato dall’artista per catturare l’attimo e restituircelo ogni volta diverso, anche soltanto pochi minuti dopo.
Nel parco di villa Panza si può anche vedere «A House for Giuseppe Panza», che Bob Wilson ha pensato nello stile architettonico American Shaker in contrasto con il neoclassico della villa, con un tableau vivant al suo interno e la registrazione di alcuni versi di Rilke, poeta caro al collezionista varesino. Omaggio dovuto a colui che ha regalato alla città un’oasi di bellezza e a chi l’ha saputa coltivare con l’arte della qualità.
L’esposizione dell’artista texano si avvia a essere la più vista di sempre nella dimora del Fai. E ai primi di aprile il maestro torna in città...
«Robert Wilson for Villa Panza. Tales» - Varese, Villa Panza, piazza Litta 1, fino al 15 ottobre 2017 da martedì a domenica (e i lunedì festivi) ore 10-18, 13/8/6 euro, riduzioni per i soci Fai, info 0332.283960.
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