Usa-Gb
Obama duro contro Brexit, Londra più forte restando nell'Ue
Sui trattati commerciali, Regno Unito finirebbe in fondo alla coda
New York, 22 apr. (askanews) - Il Regno Unito deve restare nell'Unione europea. Il messaggio del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, molto atteso e preceduto da polemiche, è arrivato in modo diretto, franco, come si fa tra amici, ha spiegato, parlando a Londra durante la conferenza stampa congiunta con il primo ministro del Regno Unito, David Cameron, "suo partner affidabile".
"Voglio essere chiaro. Lo decideranno gli elettori (con il referendum del 23 giugno, ndr), ma nel quadro dei nostri rapporti speciali, per il fatto di essere amici, bisogno essere onesti e voglio dire quello che penso. Il risultato di questo referendum è di profondo interesse per noi. Il Regno Unito dà il meglio di sé quando può aiutare a guidare una forte Europa e questo può avvenire restando nell'Unione europea. L'Unione europea non limita il Regno Unito, anzi, ne ingrandisce la forza. E questo si rivela positivo per l'America".
Con molta calma e altrettanta brutalità, ha chiarito che il Regno Unito finirebbe "in fondo alla coda" per la conclusione di trattati commerciali con gli Stati Uniti se lasciasse l'Unione europea, smontando l'ipotesi, sostenuta da chi appoggia la Brexit, che il Regno Unito possa concludere velocemente e facilmente degli accordi con Paesi come gli Stati Uniti, lasciando l'Unione europea.
"Alcune delle persone" a sostegno della Brexit, come per esempio il sindaco di Londra, Boris Johnson, "hanno attribuito agli Stati Uniti determinate azioni se il Regno Unito lasciasse l'Unione europea; per esempio hanno detto che 'potremmo concludere noi un accordo commerciale con gli Stati Uniti'. Penso che vogliate sentire dal presidente degli Stati Uniti cosa pensano di fare gli Stati Uniti. E su questo tema, credo sia giusto dire che non ci sarebbe presto un accordo tra Regno Unito e Stati Uniti, perché siamo concentrati a negoziare con un grande blocco, l'Unione europea, per raggiungere un accordo. Il Regno Unito finirebbe in fondo alla coda". Subito è arrivata la risposta su Twitter di Nigel Farage, leader dell'Ukip, il partito per l'indipendenza del Regno Unito: "Il presidente Obama non sarà più in carica quando saremo fuori dall'Unione europea dopo il referendum. Gli accordi commerciali sono naturalmente nell'interesse di entrambi i Paesi".
Obama non si è fermato, ma ha continuato a spiegare che la Brexit non sarebbe nell'interesse economico del Regno Unito. "Se ora ho accesso a un grande mercato dove vendo il 44% delle mie esportazioni e penso di lasciare l'organizzazione che mi dà l'accesso a questo mercato, responsabile di milioni di posti di lavoro nel mio Paese e da cui dipendono molte aziende, probabilmente non è qualcosa che vorrei fare". Barack Obama "è un uomo che dà saggi consigli ed è un grande amico" ha detto il primo ministro Cameron, che ha fatto riferimento all'accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti: "Porterà miliardi alle nostre economie e servirà da modello per il resto del mondo" ha detto parlando dell'intesa da cui il Regno Unito potrebbe essere escluso.
Il sindaco di Londra ha accusato Obama di essere ipocrita, perché gli Stati Uniti non cedono potere agli organismi internazionali. Su questo, il presidente ha detto: "Tutti noi amiamo la nostra sovranità", ammettendo che "noi siamo piuttosto espliciti su questo". Però, ha aggiunto, "anche gli Stati Uniti riconoscono che la loro sicurezza è rafforzata dalla partecipazione a organizzazioni come la Nato e il G7. Siamo più forti insieme".
"L'alleanza tra Stati Uniti e Regno Unito è tra le più antiche e forti che il mondo abbia mai conosciuto, insieme rendiamo i nostri Paesi più sicuri e il mondo più sicuro e migliore. Il nostro successo - ha detto - dipende dalla capacità di collaborare e fare leva sugli altri Paesi". L'alleanza speciale tra i due Paesi "andrà avanti, spero in eterno", anche se il Regno Unito dovesse lasciare l'Unione europea.
La Brexit è stato l'argomento centrale della conferenza stampa, ma non l'unico. "Non ci sono piani per l'invio di truppe di terra in Libia" ha chiarito Obama. "Non credo che sia necessario. Non credo" che i soldati "sarebbero i benvenuti"; l'invio dei soldati "manderebbe il segnale sbagliato". "In Libia - ha detto - abbiamo l'opportunità di sostenere un nuovo governo" e di contrastare l'infiltrazione "degli estremisti" dell'Isis. Passando alla Siria, ha detto che il presidente russo, Vladimir Putin, è il "sostenitore preminente di un regime omicida". "Non possiamo porre fine alla crisi in Siria - ha detto - senza una negoziazione politica" e senza l'aiuto russo non è possibile fermare il conflitto. Per risolverlo, Obama ha detto di aver preso in considerazione tutte le ipotesi, ma nessuna è convincente. Cercherà, comunque, di far funzionare il cessate il fuoco, su cui è "profondamente preoccupato".
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