Bankitalia
Ok Camera a mozione Pd contro Visco: fase nuova in Bankitalia
Colle-governo attenuano testo, prima versione parlava di "discontinuità"
Roma, 17 ott. (askanews) - Alla guida della Banca d'Italia serve la "figura più idonea" a garantire "nuova fiducia" nell'Istituto, dopo che le crisi bancarie degli ultimi anni hanno "messa in dubbio" la "efficacia dell'azione di vigilanza" di Palazzo Koch. Con una mozione approvata dalla Camera, il Pd scarica platealmente il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, arrivato quasi al termine del suo mandato, e impegna il governo ad individuare un nuovo nome per la guida di via Nazionale. Si impone dunque la linea voluta dal segretario Dem Matteo Renzi, che - almeno a leggere i retroscena - non era condivisa dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, dato come favorevole ad una riconferma del governatore uscente.
L'occasione è data dall'arrivo in Aula delle mozioni di Cinque Stelle e Lega che prevedevano esplicitamente di impegnare il governo a non proporre la conferma di Visco. La mozione del Pd arriva solo a ridosso delle votazioni, il senso politico è lo stesso. Ma già prima che venga depositata, il governo - si dice in stretto contatto col Quirinale - ne fa ammorbidire il testo: la prima versione parla espressamente di "prospettiva di discontinuità" a palazzo Koch. L'intervento dell'esecutivo riesce a far eliminare l'inciso.
Ma - seppur sfumata nel dispositivo - l'indicazione resta: a Palazzo Koch serve un volto nuovo, per girare pagina dopo le crisi bancarie degli ultimi anni. Un'ulteriore mediazione viene attuata in Aula, stavolta sulle premesse: pur non arrivando alla "mala gestione" di cui l'M5s accusa il governatore, le critiche sono comunque severe. Il sottosegretario Baretta - in Aula per il governo - chiede una riformulazione per poter dare parere favorevole. Il Pd accoglie, e alla fine viene tolta la frase in cui si affermava che le crisi bancarie degli scorsi anni "avrebbero potuto essere mitigate nei loro effetti da una più incisiva e tempestiva attività di prevenzione e gestione". Resta però la valutazione sul fatto che "l'efficacia dell'azione di vigilanza della Banca d'Italia è stata, in questi ultimi anni, messa in dubbio dall'emergere di ripetute e rilevanti situazioni di crisi o di dissesto di banche".
Del resto, in uno dei passaggi del suo libro "Avanti", Renzi aveva messo nero su bianco il suo giudizio sulla gestione Visco: "Quando arriviamo a Palazzo Chigi il dossier banche è uno di quelli più spinosi. Ci affidiamo quasi totalmente alle valutazioni e alle considerazioni della Banca d'Italia, rispettosi della solida tradizione di quella prestigiosa istituzione. E questo è il nostro errore, che pagheremo assai caro dal punto di vista della reputazione più che della sostanza", scriveva il segretario Dem nei mesi scorsi.
Ora l'affondo per via parlamentare. Renzi non vuole commentare dal treno del Pd, ma a spiegarlo ci pensa Matteo Richetti, anche lui a bordo del convoglo Dem: "Il Pd non entra nel merito della decisione che compete al governo e al presidente del Consiglio, ma il Pd non si può sottrarre da un giudizio e traccia la necessità di aprire una fase nuova".
Una mossa, quella di Renzi, che apre un altro fronte con Mdp. Il giudizio di Pierluigi Bersani è durissimo: "È una cosa fuori dalla logica. Non puoi portare in piazza la Banca d'Italia così. Il partito di maggioranza, il Pd, ha tutti gli strumenti per decidere quello che ritiene: c'ha il governo, c'ha il presidente del Consiglio. Cominciamo a essere fuori...". E critico è anche Marco Meloni, deputato Dem molto vicino ad Enrico Letta, che ha scelto di non votare la mozione: "Un risiko gravissimo, Renzi non capisce che la deve smettere di giocare con le banche".
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