BREXIT
«Ora tocca all’Italia»
È il primo commento di Matteo Salvini all’esito del referendum britannico: «Non dobbiamo essere gli ultimi a scendere dalla barca che affonda». Raffaele Cattaneo di parere diverso: «Decisione grave»
Il popolo britannico si è pronunciato: United Kingdom fuori dalla Ue, una beffa al premier David Cameron (che subito annunciato le dimissioni dopo la “traghettatura” verso le elezioni per scegliere il suo successore) e ripercussioni clamorose sui mercati finanziari locali e mondiali. L’esito a sorpresa del referendum (al termine dello scrutinio il “Leave” ha ottenuto il 51,9% dei voti e il “Remain” il 48,1%, pari rispettivamente a 17.410.742 elettori contro 16.141.241, affluenza al 72,2%) cambia le carte nell’Unione europea e subito è partita una ridda di commenti a livello locale, con gli euroscettici pronti ad imbracciare la bandiera della fuga da Bruxelles e a chiedere all’Italia di seguire l’esempio di Londra, mentre dall’altro fronte arrivano dichiarazioni dai toni choccati.
Alla prima categoria appartiene certamente il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini, che prima ha twittato un eloquente "Ora tocca a noi", poi ha convocato una conferenza stampa dalla sede di via Bellerio a Milano. «L'importante è che l’Italia non sia l’ultima a scendere da questa nave che affonda», ha ribadito l’europarlamentare del Carroccio. «Da Londra - ha aggiunto - è arrivato uno schiaffone ai Renzi, ai Napolitano, ai Monti che dicono che gli italiani non devono occuparsi d’Europa».
Toni molto meno entusiastici usa il presidente del consiglio regionale, il varesino Raffaele Cattaneo: «Il risultato referendario che ha coinvolto la Gran Bretagna non può che farci guardare con preoccupazione al futuro dell’Europa. Eppure di Europa abbiamo bisogno - il commento del presidente della Conferenza della Assemblee Legislative europee - L’alternativa della rinascita dei nazionalismi e dei particolarismi ci riporta indietro di cento anni, all’inizio di due guerre mondiali in cui i popoli europei si sono uccisi tra di loro. Vogliamo una Europa diversa da quella di oggi, ma l’alternativa all’Europa Unita può essere tragica. Per questo è grave che in Gran Bretagna sia prevalsa la linea dei particolarismi e della chiusura, respingendo la possibilità di un rilancio vero e fattivo dell’identità e delle politiche europee».
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