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Papa: felicissimo di vedere Kirill, costruire ponti e non muri
"La mia speranza è che Europa alla fine sorriderà ai migranti"
Roma, 8 feb. (askanews) - "Ponti: quelli bisogna costruire. Passo dopo passo, fino ad arrivare a stringere la mano a chi sta dall'altra parte. I ponti durano, e aiutano la pace. I muri no: quelli sembrano difenderci, e invece separano soltanto. Per questo vanno abbattuti, non costruiti. Tanto sono destinati a cadere, uno dopo l'altro. Pensiamo a quello di Berlino. Sembrava eterno, e invece: puff, in un giorno è caduto giù". Papa Francesco, in un colloquio informale con il Corriere della Sera, racconta come si è arrivati al faccia a faccia che ci sarà a Cuba con il patriarca di Mosca Kirill.
"Sono felicissimo - dice il Papa rispetto alla possibilità di riconciliazione tra Chiesa cattolica e ortodossa - io ho lasciato fare. Ho solo detto che volevo incontrare e riabbracciare i miei fratelli ortodossi. Tutto qui. Sono stati due anni di trattative di nascosto, ben condotte da vescovi bravi. Per gli ortodossi se n'è occupato Hilarion, che oltre a essere bravo è anche un artista, un musicista. Hanno fatto tutto loro".
Bergoglio affonta tra gli altri temi anche quello dei migranti e del ruolo dell'Europa, che per il Papa "è come Sara", la moglie sterile di Abramo, "che prima si spaventa ma poi sorride di nascosto" e la speranza del Pontefice è che l'Europa "sorrida di nascosto" agli immigrati.
Secondo Francesco "l'Europa deve e può cambiare. Deve e può riformarsi. Se non è in grado di aiutare economicamente i Paesi da cui provengono i profughi, deve porsi il problema di come affrontare questa grande sfida che è in primo luogo umanitaria, ma non solo. Si è rotto un sistema educativo: quello che trasmetteva i valori dai nonni ai nipoti, dai genitori ai figli. Ebbene, occorre porsi il problema di come ricostruirlo".
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