GOCCE DI PROSA
«Parole parole parole»: Gallina e la passione teatrale
Adriano Gallina, 53 anni, è il direttore artistico di «Gocce», una delle rassegne di teatro contemporaneo più interessanti della provincia, degna di una sala «off» metropolitana. Siamo alla quinta edizione e sinora sono stati totalizzati 38 spettacoli e circa 9000 spettatori. Il primo dei nove appuntamenti è il 22 dicembre al teatro Nuovo di Varese con «Parole parole parole» della compagnia Brugnano Maselli Zatta, ispirato ad Agnès de Lestrade. Tra i nomi in arrivo sono da citare almeno Arianna Scommegna (il 5 gennaio), Mario Perrotta (26 gennaio), Fausto Russo Alesi (il 9 marzo) e Ascanio Celestini (il 18 maggio).
Adriano Gallina, «Gocce» è accolta sotto il cappello più ampio di Filmstudio90, una realtà solida: come dialogate lei e Giulio Rossini?
«Gocce è parte della più ampia rassegna Note di Scena, programmata da Filmstudio 90 a cavallo tra teatro e musica. Io e Giulio siamo quasi fratelli. Vi è soprattutto una reciproca stima che rende tutto molto semplice e lineare. E condividiamo l’idea che a Varese si consolidi un luogo di pensiero e di incontro civile che oltrepassi la dimensione dell’intrattenimento».
«Convergenze», il network di cui fanno parte «Gocce», Filmstudio e altre associazioni, è in scadenza perché il bando era triennale. Accade spesso: finiti i soldi, finisce tutto...
«Non sono affatto così fatalista, o cerco di non esserlo: credo che Convergenze, proprio perché si è sostanzialmente concentrata sulla dimensione organizzativo-operativa abbia il grande merito di indicare una possibile direzione di marcia, di rappresentare un piccolo modello, che dalla pubblica amministrazione potrebbe essere assunto come proprio, esteso ad altri e nuovi soggetti, indirizzato lungo un complessivo progetto di politica culturale per la città. Credo tra l’altro che un proseguimento dell’esperienza di Convergenze in questa direzione (che per certi versi era stato ventilato) potrebbe essere considerato molto positivamente dalla stessa Fondazione Cariplo».
Pochi giorni fa il sindaco di Varese Davide Galimberti ha sciolto la prognosi su piazza Repubblica: l’atteso nuovo teatro si farà. È giusto secondo lei? Il pubblico di Varese lo merita davvero?
«Sono perplesso sul rischio che risorse pubbliche si riversino interamente su una struttura fisica e su modelli gestionali sostanzialmente privati e come tali funzionalizzati (peraltro legittimamente) più alla risposta commerciale che alla proposta culturale per la città. Ma credo che non possa essere sprecata l’occasione di un teatro concepito e magari anche gestito come teatro pubblico, in cui il senso civile prevalga sulle questioni di budget».
Lei è stato direttore del teatro Verdi di Milano e del Condominio di Gallarate e insegna management del teatro: proporrà la sua esperienza?
«Io sono qui, se lo si riterrà utile. Ma credo che ci siano altre professionalità di alto livello: penso per esempio ad Andrea Chiodi, o a Fabio Sartorelli per la musica, o ovviamente a Filippo De Sanctis».
Torniamo a «Gocce», cosa dire del primo spettacolo «Parole parole parole»?
«Sono felicissimo di aprire la stagione con uno spettacolo rivolto sia agli adulti sia ai bambini (a cui abbiamo deciso di regalare l’ingresso gratuito) con due bravissimi interpreti come Antonio Brugnano e Max Zatta. Valentina Maselli, regista e socia fondatrice di Rag Time, prende spunto da un delicato libro illustrato di Agnès De Lestrade, La grande fabbrica delle parole, per portare in scena i temi dell’amicizia e della comunicazione come valori primari».
Lei insegna filosofia al Liceo classico Cairoli di Varese: qual era la funzione del teatro in Grecia? E quale deve essere oggi secondo lei?
«Nella Grecia classica il teatro era il luogo in cui la comunità incontrava e giudicava se stessa, l’individuo era parte, prodotto e creazione della comunità. Oggi il miglior teatro è ancora questo: solo che quell’essere comunità è oggi più un obiettivo che un dato. È la speranza - forse anacronistica? - di ricostruire una dimensione collettiva che è andata perdendosi nel perimetro privato e strutturalmente im-politico delle nostre case, degli schermi tv, dei monitor del computer e del display degli smartphone. Il teatro può essere ancora considerato come un piccolo tentativo di arginare il definitivo affermarsi della solitudine sostanziale come, ormai quasi obbligata, scelta di vita».
«Parole parole parole», rassegna «Gocce 2017» - Giovedì 22 dicembre a Varese, teatro Nuovo, viale dei Mille 39, ore 21, biglietti o abbonamenti (nove spettacoli fino al 4 maggio) info arciragtime@gmail.com, www.vivaticket.it, 334.2692612.
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