Immigrati
Preso uno dei boss degli scafisti della "rotta libica"
Eritreo, arrestato in Germania, era latitante dal 2015
Palermo, 6 feb. (askanews) - La polizia ha rintracciato e arrestato in Germania un eritreo, Yonas Redae, latitante dall'aprile del 2015, coinvolto nell'inchiesta "Glauco 2" che ha disarticolato un'organizzazione internazionale coinvolta nel traffico di migranti dall Libia. L'uomo è ritenuto un esponente di spicco dell'organizzazione criminale disarticolata dalle indagini condotte dalle Squadre Mobili di Palermo e Agrigento, coordinate dallo Sco della polizia.
Redae è arrivato all'aeroporto internazionale di Fiumicino scortato da personale del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, proveniente da Francoforte con volo di linea ed è stato preso in consegna dagli uomini della Squadra Mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Ruperti.
Il ruolo dell'eritreo è stato ricostruito come uno dei più attivi collaboratori del capo dell'organizzazione criminale in Italia, l'etiope Ghermay Asghedom, fratello di Ghermay Ermias, capo indiscusso della gruppo criminale, tuttora latitante, e considerato il responsabile dell'organizzazione del viaggio dei migranti, naufragato nelle acque di Lampedusa il 3 ottobre 2013, a seguito del quale morirono 366 persone. I fratelli Ghermay, assieme a Redae, sono ritenuti da tempo tra i più importanti trafficanti di migranti attivi sulla "rotta libica".
Le indagini hanno accertato numerosi contatti "intercontinentali" tra i membri dell'organizzazione presenti tra le opposte rive del Mediterraneo. Operando direttamente all'interno del C.A.R.A. di Mineo, Redae ha aiutato Ghermay Asghedom nel consentire a molti migranti presenti nel Centro di allontanarsi verso varie località del Nord Europa, pianificando e organizzando i loro spostamenti. Il ruolo rilevante rivestito dai tre emerge in maniera chiara nel corso di numerose conversazioni telefoniche, nel corso delle quali si fa riferimento al trasferimento di ingenti somme di denaro accumulate grazie al pagamento dei viaggi dei migranti. Il circuito illegale privilegiato per i trasferimenti di denaro è quello del cosiddetto "hawala", che si basa su un sistema informale fondato sulla fiducia di una vasta rete di mediatori, in modo da impedirne la tracciabilità.
Attraverso le intercettazioni è emerso inoltre come il costo dei viaggi, da versare rigorosamente in anticipo, variasse notevolmente a seconda di diversi fattori quali ad esempio, la meta finale, il numero di soste, l'eventuale vitto e alloggio, il mezzo di trasporto utilizzato o anche in relazione alla scelta del migrante di essere accompagnato semplicemente oltre confine o fino al luogo di destinazione finale.
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