L'INCHIESTA
"Processate Maroni"
Favori per le collaboratrici, il pm chiede il rinvio a giudizio del presidente regionale. Tra gli indagati anche Expo spa e Gibelli
Viaggio a Tokyo per le collaboratrici, chiesto il rinvio a giudizio per Roberto Maroni. Tra i sei indagati per i quali il pm Eugenio Fusco ha chiesto il processo, oltre al presidente lombardo, ci sono anche Expo 2015 spa, coinvolta in base alle legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, il dg della stessa società Christian Malangone, Andrea Gibelli, segretario generale del Pirellone e presidente di Ferrovie Nord Milano. L’udienza preliminare si terrà il prossimo 30 settembre davanti al gup di Milano Chiara Valori, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio. Maroni, dunque, rischia di finire a processo e, nel caso di condanna, anche solo di primo grado, di dover lasciare la carica di governatore in applicazione della sospensione prevista dalla legge Severino.
L’inchiesta, chiusa lo scorso giugno, era scattata la scorsa estate a Busto Arsizio dall’analisi da parte dei carabinieri del Noe di alcune intercettazioni nell’indagine su Finmeccanica e poi è stata trasmessa per competenza a Milano. Sotto la lente degli inquirenti era finita una presunta raccomandazione che avrebbe portato Maria Grazia Paturzo (non indagata), altra collaboratrice di Maroni quando era ministro dell’Interno, ad ottenere un contratto come "temporary manager" in Expo. I due, tra l’altro, come scrive il pm nell’atto di chiusura indagini, sarebbero stati "legati da una relazione affettiva". L’inchiesta, partita dai sospetti sul contratto (questa vicenda, però, non è più contestata nell’imputazione), è virata poi sul capitolo di un viaggio a Tokyo (30 maggio-2 giugno 2014) nell’ambito del "World Expo Tour".
Secondo gli inquirenti, infatti, Maroni avrebbe voluto che Paturzo fosse inserita nella delegazione della Regione per il viaggio e che fosse spesata da Expo, perché il Pirellone non poteva coprire i costi. Da qui le sue presunte "pressioni" su Malangone, attraverso il capo della sua segreteria Ciriello, e l'accusa di induzione indebita. Nel secondo filone dell’inchiesta, poi, Maroni è accusato di aver turbato la gara per favorire l’assegnazione di un contratto di collaborazione con Eupolis, ente di ricerca della Regione, a Mara Carluccio, altra sua ex collaboratrice. Per lei un bando ad hoc, secondo l’accusa, anche grazie all’intervento di Gibelli e dell’allora dg della società Alberto Brugnoli, che ha già patteggiato.
“Me l’aspettavo e sono tranquillissimo. Si tratta di accuse ridicole (la promessa di un viaggio mai fatto, costo per la Regione: zero euro) destituite di ogni fondamento o rilevanza, formulate da un magistrato mosso da un evidente pregiudizio politico e incattivito dal clamoroso flop delle sue precedenti inchieste su Lega e Finmeccanica”. Così Maroni commenta su Facebook la richiesta di rinvio a giudizio. “Ho sempre avuto massima fiducia nella giustizia e non cambio idea - ha proseguito - anche dopo le gravi irregolarità registrate in questa indagine. Sono certo che un giudice terzo e indipendente non potrà che archiviare questa inchiesta per quello che è: una buffonata. Nella mia lunga attività politica, da ministro prima e ora da Governatore, ho sempre lavorato nell’interesse dei cittadini con impegno e onestà”.
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