TENSIONI
Profughi con la droga: ora basta
Dopo l’arresto in stazione, Cassani lancia l’allarme. Ma ricorso contro la sua ordinanza
Arrestato e subito condannato un 21enne nigeriano che spacciava in stazione. Non è il primo. Purtroppo non sarà l’ultimo. Per questo il sindaco Andrea Cassani, di fronte all’ennesimo episodio che vede coinvolto un richiedente asilo, lancia l’allarme. Non lo fa per mera strumentalizzazione politica come subito l’accuseranno. Ma ribadisce la sua volontà di «difendere i miei cittadini», unendo un plauso alle forze dell’ordine che, pur con risorse limitate, riescono a garantire la sicurezza in città.
Sistema che non funziona
«Circa un anno fa avevo scritto agli enti gestori che, secondo quanto mi avevano riferito, i profughi avessero a che fare con la droga». Da allora ad oggi i sospetti si sono trasformati in realtà anche se è bene ricordare che il nigeriano arrestato l’altro giorno non fa parte né di quelli in carico a KB in via Ranchet, né ad Exodus. Resta, però, l’emergenza. E la critica nei confronti di «un sistema che non funziona». Cassani mantiene i toni pacati ma il nervosismo è a fior di pelle. Se non altro perché si sente impotente nell’arginare un fenomeno che mette in pericolo la tranquillità di una comunità, quella gallaratese, guidata proprio da lui.
Verifiche periodiche
«Il 14 novembre - svela - mi è stato notificato il ricorso al Tar del ministero e della prefettura contro la mia ordinanza. Per questo dico che il sistema non funziona. Io chiedevo solo più controlli e un maggiore monitoraggio su chi gestisce la delicatissima partita dei profughi. La risposta è stata il ricorso». Nella sua ordinanza Cassani sollecitava verifiche periodiche e comunicazione da parte degli enti gestori, ogni quindici giorni, del numero dei componenti e di altre notizie utili ad avere un quadro chiaro del fenomeno. «Io continuerò su questa strada», annuncia il sindaco leghista.
Espulsione dei gambiani
Sta di fatto, però, che proprio Gallarate è stata al centro di un paio di rivolte nate all’interno del centro profughi di via Ranchet con conseguente decreto di allontanamento di alcuni migranti di origine gambiana, i quali però continuano a frequentare la struttura. Anzi, ci portano dentro anche loro connazionali non autorizzati. Ieri sembrava che fosse pronto il permesso almeno per cinque di loro. Poi non si è più saputo nulla. Se cioè i gambiani sono stati allontanati o se hanno posto condizioni ancora più alte per andarsene. Un paradosso che denota il capovolgimento delle regole in una città dove, invece, vengono ribaditi i proclami alla legalità.
Facilmente sfruttabili
«I richiedenti asilo - fa presente il sindaco - sono soggetti deboli, possono finire facilmente nelle mani di malintenzionati che li sfruttano». Quello che critica Cassani, quindi, non è l’immigrato in sé ma l’incapacità del sistema Italia (o addirittura Europa) di riuscire a gestire il fenomeno. Ma il discorso si farebbe troppo ampio. A pagarne le conseguenze, però, sono sempre gli stessi: i cittadini.
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