SVILUPPO
Progetto salute e benessere: è l’azienda che lo sostiene
Per il presidente esecutivo di Aon, Luca Franzi de Luca: «L’impresa diventa il centro di un mondo che crede nella prevenzione»

L’azienda come presidio di salute collettiva: è questa, in sintesi, la proposta di Luca Franzi de Luca, presidente esecutivo di AON Advisory and Solutions, secondo cui il discorso su prevenzione e sicurezza sul lavoro va anche al di là del puro contesto aziendale. «Occuparsi del benessere del dipendente e del suo nucleo familiare, oggi, è un dovere improcrastinabile che risponde al bisogno crescente di salute», sostiene Franzi, forte anche di un’esperienza quinquennale nel no profit. L’esperto richiama l’attenzione su quei lavoratori che, colpiti da malattie gravi, possono accedere alle cure più efficaci solo in fase avanzata del decorso, sostenendo spese mensili anche di migliaia di euro. In queste situazioni, l’impatto economico trascina nell’impoverimento partner, figli e caregiver del paziente, in un effetto domino che prolunga la crisi oltre la malattia stessa. Ecco perché, nella visione di Franzi, l’impresa non è soltanto luogo di lavoro: è il centro di un «progetto di benessere» che può (e deve) contribuire a tutelare intere porzioni di società.
Ma cosa significa davvero creare benessere? Franzi cerca una risposta nell’esempio delle «grandi imprese che nel Nord Italia hanno fatto la storia dell’industria» e che si attrezzarono con ambulatori aziendali e sistemi di assistenza integrata, consapevoli che «avere una popolazione sana sul posto di lavoro significava garantire produttività». In altre parole, la tutela del dipendente non come costo, bensì come investimento accorto e sicuro, con ricadute rilevanti anche in ambito extra-lavorativo: «L’azienda diventa il centro di un mondo che crede nella prevenzione, che stimola maggiore sensibilità alla prevenzione». Ma un simile «progetto di benessere e di salute delle collettività» deve partire «da una consapevolezza da parte dei singoli», e quindi da uno slittamento culturale: occorre ripensare «come utilizziamo la sanità, cosa ci aspettiamo dalla sanità». È infatti «incalcolabile – segnala Franzi – la quantità di esami inutili» richiesti dalla popolazione, soggetta a «un problema sempre crescente di nevrosi, attacchi di panico e ipocondria»; come anche è frequente che «un check-up medico venga effettuato, ma poi non ne siano ritirati i risultati, perché si ha paura della diagnosi». Chi vuole sapere sempre se sta male e chi cerca di nasconderselo: due diverse forme di fobia, da cui però deriva uno stesso spreco di risorse mediche, riducendo l’accessibilità del Ssn da parte di chi ne ha più bisogno.
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