LE INDAGINI
Protocollo Cazzaniga, sentenza di morte
Morti in corsia, due infermieri spiegano: «Avevamo sentito parlare di quelle somministrazioni ma non siamo stati ascoltati dalla Direzione generale». Indaga anche la Regione
Sono sette gli infermieri dipendenti dell’ospedale di Saronno che hanno ammesso di aver sentito parlare del “Protocollo Cazzaniga“, applicato ai pazienti del Pronto soccorso di Saronno dal medico anestesista Leonardo Cazzaniga, arrestato per quattro presunti omicidi in corsia, una volta interpellati dai carabinieri di Saronno.
Secondo quanto rilevato dagli investigatori che, coordinati dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, hanno ricostruito il presunto agire assassino del medico in Pronto soccorso (e poi anche il presunto concorso nell’omicidio del marito della compagna, l’infermiera Laura Taroni, pure arrestata), la Direzione sanitaria non aveva dato ascolto a due infermieri che avevano fatto presenti anomalie nel modo di lavorare di Cazzaniga.
Altri invece, forse per timore, avrebbero taciuto.
«Leonardo è sicuramente un medico capace, non ha mai fatto mistero della sua visione particolare della pratica medica, non mi risulta che in nessuno dei casi sospetti vi sia stata la richiesta da parte dei pazienti a porre fine alla loro vita». Questa è la testimonianza di uno degli infermieri sentiti dagli inquirenti.
In un’intercettazione dopo essere stato sentito a verbale, un medico commenta la vicenda dicendo «c’è una dissociazione tra quello che scrive l’infermiere e quello che scrive lui (...) vedendo il verbale ero rimasto (...) volevo dirgli che così non si fa».
Infatti «appare anomalo il sovradosaggio di tutti i farmaci somministrati in pronto soccorso», rispetto al peso o all’età del paziente. E questa è stata la conclusione della Commissione medica chiamata dalla Procura a valutare in consulenza le cartelle dei pazienti trattati dall’anestesista, ex vice primario del Pronto soccorso saronnese. Dosi di morfina «oltre dieci volte superiori nel trattamento del dolore moderato e severo», mischiate al «doppio di dosi consigliate per anestesia generale»” di midazolam e a dosi «cinque volte superiori rispetto al bolo iniziale consigliato nelle sedazioni periprocedurali», è quanto si legge nelle carte giudiziarie a sostegno delle accuse mosse al medico arrestato.
La Regione Lombardia ha istituito una Commissione d’inchiesta, preannunciando che si costituirà parte civile nel procedimento per omicidio, relativo alle morti in corsia all’ospedale di Saronno.
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