ANGERA E NON SOLO
Punti nascite nelle mani del ministro
Gallera e Daverio consegnano il dossier a Roma: «Lorenzin, ora pensaci tu»
La riapertura del punto nascita dell’ospedale Ondoli è nelle mani del ministero della Salute. È lì, negli uffici romani di via Lungotevere Ripa, che ieri si sono recati Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare, e Giovanni Daverio, direttore generale della Sanità lombarda. Avrebbero dovuto incontrare Beatrice Lorenzin, il ministro, che però, a causa di altri impegni, ha delegato dirigenti e tecnici. A loro è stato consegnato il progetto relativo ai punti nascita della Lombardia, destinati alla chiusura perché sotto la soglia dei 500 parti all’anno, progetto che prevede invece la continuazione dell’attività in deroga alle disposizioni della stessa Lorenzin.
Si tratta di un’iniziativa che la Regione ha avviato in conseguenza delle proteste delle mamme di Angera, contrarie a che la Maternità dell’Ondoli fosse cancellata. Una protesta, la loro, sfociata con il presidio del reparto del nosocomio angerese. Da lì la promessa del governatore Roberto Maroni e dell’assessore Gallera di operare per evitare la definitiva cancellazione di questo e degli altri sei punti nascita lombardi destinati a scomparire.
Di più, entro la fine di questo mese, sempre secondo gli orientamenti di Palazzo Lombardia, la Pediatria della città in riva al lago Maggiore dovrebbe riaprire i battenti: la carenza di medici pediatri sta per essere risolta con una serie di provvedimenti innovativi. Come innovativi, secondo l’assessore della giunta Maroni, sono i contenuti del progetto presentato al ministero: «Si tratta di proposte articolate e innovative nell’ambito dell’applicazione della nostra legge di riforma sanitaria, che tendono a superare il numero 500 come unico elemento in grado di garantire il livello di sicurezza e qualità di un punto nascita». In buona sostanza, il progetto è impostato sulla rotazione dei medici. Spiega l’assessore: «La forte presa in carico e il collegamento tra ospedale e territorio, che stanno alla base della riforma, infatti, ben si coniugano con il ciclo assistenziale territorio/ospedale/territorio, che caratterizza il ciclo a partire dalla gravidanza fino all’assistenza al neonato».
Per dirla in un altro modo, una delle ipotesi inserite nella proposta, ad esempio, è quella di sfruttare l’organizzazione delle Asst, formate da più presidi ospedalieri, creando un’unica equipe di assistenza per la sale parto dove siano presenti punti nascita con meno di 500 parti all’anno. Èquipe che ruoti tra i diversi nosocomi che fanno parte della stessa azienda e che condivida i protocolli e l’esperienza clinica, in modo da garantire la stessa sicurezza e qualità offerte nelle maternità con più di 500 parti.
Un iter che, hanno assicurato a Roma, si concluderà in tempi rapidi. Risolvendo, perlomeno secondo le aspettative, una questione che si trascina anche con accentuazioni polemiche da settimane, perlomeno ad Angera, dove il punto nascita è stato chiuso dalla sera alla mattina, provocando la reazione delle mamme e la rincorsa della Regione per mettere una toppa. Non solo alla situazione dell’Ondoli, ma a tutte le altre maternità a rischio dismissione.
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