MOTORI
Quando l’Alto Milanese rombava
La storia del reparto corse dell’Alfa Romeo raccolta in un libro dai fratelli legnanesi Massimo e Giuseppe Colombo
Il rombo dei motori e l’odore di benzina e gomme, tipico dei box, quelli no, non ci sono, non ci possono essere nel libro “Autodelta, l’ala veloce dell’Alfa Romeo”, scritto a quattro mani dai fratelli legnanesi Massimo e Giuseppe Colombo. Ma tutto il resto sì, a tratteggiare in modo puntuale e rigoroso la storia del mitico reparto corse che aveva sede a Settimo Milanese. Il volume (616 pagine, Fucina Editore) è stato presentato al MAC di Milano ed è frutto di una ricerca durata almeno sei anni dai due fratelli, uno giornalista e l’altro imprenditore, entrambi innamorati da sempre delle vetture del Biscione. Un’opera che non può mancare nella libreria degli appassionati e che analizza anno per anno, dal 1963 al 1984, le vicende appunto dell’Autodelta, voluta dal presidente Giuseppe Luraghi, dalla fondazione alle dimissioni del suo indimenticabile patron Carlo Chiti. Il tutto inserito nel contesto politico, sociale ed economico italiano dell’epoca, senza tralasciare le vicissitudini della Casa madre (la proprietà era dell’Iri). Un libro, arricchito da circa 90 fotografie, che andava scritto perché non c’era e che è di fatto una sorta di enciclopedia del mondo delle corse targate Alfa Romeo, mondo magico e spietato al tempo stesso perché come in tutte le storie di motori si ritrovano trionfi e tragedie.
Dalle scattanti, leggere e inarrestabili GTA alle più impegnative 33 a 8 o 12 cilindri fino alle monoposto di Formula 1, la squadra ha accumulato vittorie esaltanti (vedi i trionfi nel campionato mondiale Marche nel 1975 e in quello Sport Prototipi nel 1977) e sconfitte brucianti, sempre però seguita da un numero altissimo di appassionati in tutto il mondo. Dalle corse sui più svariati circuiti del pianeta (da Monza a Le Mans, da Daytona a Watkins Glen, da Silverstone a Montecarlo) fino alle pericolose e affascinanti gare stradali, in mezzo ai 22 chilometri del Nurburgring o alle strade assolate della Targa Florio, passando per i rally e le gare di motonautica, l’Autodelta ha vissuto la sua storia con un carico di passione, di entusiasmo e di delusioni inimitabili, perché inimitabili erano gli uomini che ne facevano parte con in testa l’ingegner Carlo Chiti, burbero e sensibilissimo, geniale e infaticabile: l’Autodelta è stata soprattutto una sua creatura. Il volume ripercorre insomma un intenso ventennio sportivo grazie alle fonti dell’epoca, ai ricordi dei figli dei protagonisti, dei piloti e dei tecnici, e traccia per la prima volta in modo completo la storia di un nome e di un simbolo. Nel 1984 problemi finanziari, politici e sindacali, uniti alle delusioni della Formula 1 (l’Alfa rientrò nel Circus dal 1976 al 1979 come fornitrice di motori alla Brabham e poi come costruttore in proprio dal 1979 al 1985) e alle fasi di vendita del marchio, imposero il cambiamento dei programmi sportivi della Casa di Arese. Chiti lasciò così la società: due anni dopo l’Autodelta sarà sciolta e i capannoni di Settimo Milanese, come buona parte del personale, daranno vita alla nuova Alfa Corse. Ma questa è tutta un’altra storia.
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