IL CASO
Quindicimila influenzati. Vaccini sott’esame
Tanti a letto nonostante il trattamento preventivo. Il medico sentinella: «Più casi a Varese e a Bergamo»

A letto con febbrone, tosse e raffreddore anche se si è fatto il vaccino. Influenza. Così pare. Influenza vera. Quella che ha colpito diecimila abitanti del territorio varesino nell’ultima settimana.
Ai quali fanno aggiunti circa cinquemila varesini messi ko dai virus parainfluenzali. Molti di loro, si sono malati nonostante sia stata somministrata la dose di vaccino. Non un caso. Decine e decine.
Il sospetto ha mosso i medici sentinella della provincia a chiedere verifiche ulteriori all’istituto di Virologia di Milano, dove vengono inviati i tamponi per avere la “prova provata” che sia vera influenza, quella che colpisce i pazienti.
«Non abbiamo certezze al momento ma l’impressione è che i virus influenzali abbia fatto quello che viene chiamato un drift antigenico, una virata, si siano in sostanza modificati rispetto al ceppo contenuto nel vaccino», spiega Aurelio Sessa, responsabile lombardo della Simg, Società italiana di medicina generale.
«Ciò non significa che il vaccino sia inefficace o che non si debba fare, anzi è fondamentale per anziani e pazienti a rischio».
Il “fenomeno” della malattia nonostante il vaccino deve avere conferme ma riguarda il territorio della provincia di Varese e la provincia di Bergamo, in particolare. Questo è il dato raccolto dai ventisette medici sentinella del Varesotto che si occupano di sorveglianza epidemiologica e dei due colleghi che si dedicano anche alla sorveglianza virologica, tramite la raccolta di quei tamponi faringei che devono dire, in sostanza, se i pazienti che hanno in cura sono stati colpiti da influenza “vera”. I casi di influenza sospetti vengono segnalati, dal gruppo di medici sentinella dell’Ats, all’istituto superiore di Sanità che provvede a compilare tabelle, andamento e statistiche.
Un bollettino che è un vero e proprio bollettino di guerra nonostante siano state oltre centomila le dose di vaccino somministrate gratuitamente in provincia (due i tipi di vaccino, quello trivalente con due ceppi di A e uno di B e uno, meno diffuso tramite i canali istituzionali, quadrivalente, cioè con due ceppi di A e due di B).
Il picco dell’influenza è stato previsto per la fine di gennaio e la prima settimana di febbraio.
E invece l’influenza è stata lo sgradito regalo sotto l’albero di Natale di moltissimi varesino.
«Al momento i bambini sono colpiti con tassi di incidenza del 30 per mille», continua il dottor Sessa. E la progressione dell’incidenza, nelle ultima settimane, è (quasi) geometrica.
«Un picco che non si attendeva così anticipato», dice il direttore sanitario dell’Asst Sette Laghi, Carlo Alberto Tersalvi.
E che ha portato l’Ats Insubria, sotto le direttive dell’assessorato al Welfare della Regione, ad avviare un tavolo di lavoro permanente che mette in rete i Pronto soccorso del territorio e “smista” i pazienti.
Un progetto nato per tamponare l’emergenza influenza ma che continuerà con riunioni a cadenza programmata per alleviare i Pronto soccorso del territorio e placare la “fame” dei posti letto negli ospedali.
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