IL CASO
Ramadan, appello degli islamici al sindaco
La comunità musulmana spera in via Pacinotti. Ma Cassani frena. Dibattito al prossimo Consiglio comunale
«I leghisti dicono che vorrebbero che noi pregassimo a casa nostra, sono d’accordo. Gallarate è casa nostra e vorremmo poterci pregare». A quasi un mese dell’inizio del Ramadan, previsto per il 26 maggio, l’imam gallaratese, Ayed Djelill, abbandona per un attimo il ramoscello d’ulivo, non alza la voce, ma lascia trasparire che così le cose non vanno bene. «Siamo nel buio più assoluto», racconta a margine della preghiera di venerdì 21 aprile, ripresa all’interno di uno dei campi da calcetto di via Montenero. «È da anni che viviamo in una situazione provvisoria, ci siamo abituati. Vorremmo avere la certezza di un luogo per il mese di Ramadan». La speranza degli islamici è su via Pacinotti. Una richiesta che, nel prossimo Consiglio comunale, verrà fatta anche dal Partito Democratico, sotto forma di question time. Ed è proprio dal testo protocollato dal gruppo consiliare di centrosinistra che il sindaco, Andrea Cassani, ha rinnovato il proprio “No” alla concessione di un terreno pubblico per la preghiera islamica. «Sono stato molto chiaro con i diretti interessati che hanno apprezzato la mia cristallinità».
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