Riforme
Renzi chiude su Italicum: non cambia, stop a polemiche
"Legge per Senato dopo referendum, rispettiamo impegni"
Roma, 27 mag. (askanews) - Modificare l'Italicum è una richiesta che Matteo Renzi giudica "né logica né elegante", che suona "autoreferenziale", e che riguarda solo il ceto politico. Mentre i cittadini "decideranno da soli" come votare al referendum, senza farsi condizionare dalle indicazioni dei leader dei partiti per i quali votano e senza fare collegamenti tra legge elettorale e riforme. Nella conferenza stampa al termine del G7 in Giappone, il presidente del Consiglio risponde alle domande dei giornalisti sulle richieste avanzate dalla minoranza Pd, per liquidarle come dibattito "riduttivo" di fronte ai grandi temi di cui "la sinistra discute nel mondo".
Temi come l'immigrazione, su cui il premier rivendica la "condivisione anche al G7" del Migration Compact sul quale chiede un "segno concreto" dalla Ue "entro il Consiglio di giugno". Temi come la "paura" che l'immigrazione genera nonostante l'Italia "non sia in emergenza" e alla quale bisogna rispondere "con il coraggio". O come la Libia, che vede "il sostegno totale" del G7, "Usa in testa", al governo di al-Serraj tanto sponsorizzato dall'Italia. Ecco, per Renzi "qui c'è un mondo che discute di un voto al fotofinish in Austria, c'è una discussione aperta nella sinistra europea, c'è una discussione in America tra populismo e riforme e tra una sinistra più pragmatica e una più ideologica".
E il dibattito "interno al Pd e autoreferenziale, mi lascia perplesso".
Detto questo, Renzi non si muove di un millimetro rispetto alla linea dell'ultima direzione Dem, e le recenti dichiarazioni di Pier Luigi Bersani non lo smuovono. Né sull'Italicum né sulla necessità di approvare la legge per l'indicazione dei senatori - che la minoranza Pd vorrebbe il più possibile legata alle scelte degli elettori - prima del referendum sulle riforme.
Innanzitutto, "non può esservi alcun collegamento tra legge elettorale e riforme. Chi vuole votare no voti no, ha tutto il diritto di farlo. Poi non so come possa votare no uno che ha votato sei volte sì in Parlamento" alle riforme, dice riferendosi appunto alla minoranza Dem.
In ogni caso, "l'Italicum non si discute" perché "dà certezza di governare a chi arriva primo" e "si eliminano gli inciuci" e dunque "è fondamentale nel rapporto tra politici e cittadini". E rispetto alle modalità per l'indicazione del nuovo Senato, "abbiamo già chiuso un accordo e l'ho confermato in maniera esplicita: se la riforma passerà, lasceremo al Parlamento le modalità della designazione dei 100 senatori". Insomma, "manteniamo gli impegni, chi vuole votare no voti no, chi vuole votare sì vota sì, se passa il refrendum disponibilità totale".
Referendum la cui data resta confermata in ottobre: "Dipende da alcuni passaggi tecnici, ma io scommetterei su ottobre", spiega Renzi.
Quella sul quesito referendario "sarà una sfida vera e bella", è la convinzione del premier, "perché offriamo ai cittadini di esere arbitri del loro futuro. E i cittadini decideranno cme credono", sul merito delle riforme, "non come gli viene suggerito dal capo del partito per cui votano. Qualunque partito". Un discorso che il premier riferisce sia alla minoranza Dem sia e soprattutto al M5s: "Non credo che un elettore di un partito che chiede la riduzione dei costi della politica potrà votare contro le riforme".
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