Turchia
Renzi: no a golpe ma Turchia uccide futuro arrestando professori
"Non c'è solo pena di morte come discrimine ma modo di vivere"
Roma, 23 lug. (askanews) - No al golpe dei militari turchi ma no anche alla stretta repressiva del presidente Erdogan. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha ribadito la posizione del Governo sulle vicende della Turchia, nel corso della sua relazione all'assemblea nazionale del Partito democratico. "Qualcuno di noi ha contestato la posizione del ministro degli Esteri e del Governo perché ci siamo schierati contro il golpe", ha ricordato, "ma non c'è posizione politica accettabile che passi da un golpe, dai carri armati per le strade. Non ci si rende conto che persino il partito curdo, che pure ha aperto qualche punto di discussione con Erdogan, ha detto con chiarezza che non si risolvono i problemi con i colpi di stato militari".
"Noi - ha sottolineato il leader del Pd - lo diciamo con forza agli esponenti della Turchia che proprio per la storia dei presidenti Prodi e Berlusconi, impegnati in un rapporto stretto con la Turchia per avere un dialogo forte. Il disegno dei governi italiani è stato quello di un forte dialogo con la Turchia, proprio per questi motivi diciamo che un paese che mette in carcere i propri professori e i propri giornalisti sta mettendo in carcere il proprio futuro".
"Nessun accordo sull'immigrazione si può giocare sulla pelle dei diritti umani. In occasione di un incontro con Davutoglu il primo paese a chiedere condizioni di libertà per i giornalisti turchi fu l'Italia. Noi siamo amici della Turchia, crediamo che non si rivolvano problemi con i golpe ma non c'è soltanto la pena di morte come discriminante ma è il modo di vivere".
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