MUSICAL
Roberto Colombo: un bustocco in «Footloose»
Sabato 24 settembre debutta al teatro Nazionale di Milano «Footloose», il musical che segna il ritorno alla produzione di Stage Entertainment, la società olandese che nella sala milanese dal 2009 ha allestito «La Bella e la Bestia», «Mamma mia», «Sister act», «La febbre del sabato sera».
«Footloose» è l’adattamento teatrale del film culto dell’84, a cura dello stesso sceneggiatore Dean Pitchford, autore delle liriche, con le musiche di Tom Snow e la regia di Martin Michel. La storia è quella di Ren (Riccardo Sinisi, nel film era Kevin Bacon), che da Chicago si trasferisce con la madre nell’anonima Bomont , dove il reverendo Shaw Moore (Antonello Angiolillo) ha censurato il rock’n’roll e ogni danza perché fonti di corruzione giovanile: con l’aiuto di sua figlia Ariel (Beatrice Baldaccini), Ren riuscirà ad annullare quell’assurdo divieto.
Franco Travaglio ha tradotto tutti i brani musicali, tranne alcuni cult come «Footloose» e «Holding out for a hero», Chiara Noschese si è occupata del cast, scovando Roberto Colombo, bustocco del 1971, nei panni di Coach Dunbar e Cowboy Bob.
Roberto Colombo, dalla provincia alla grande ribalta: con chi ha iniziato?
«A Busto avevo creato una compagnia, gli Attori per caso, ancora oggi attiva in ambito dialettale. Ho lavorato con Delia Cajelli (compianta direttrice del Sociale, ndr), quindi ho una formazione teatrale. Ho fatto diverse accademie di canto e di danza per diventare attore di musical, sono stato all’estero, poi mi sono diplomato all’Mts di Milano, dove oggi vivo e lavoro. Era già la mia seconda città quando studiavo Architettura: mi sono laureato e ho lavorato per un anno, poi ho capito che la mia strada era un’altra. Ma non ho tagliato i ponti con Busto: avevo tenuto un corso di musical alla scuola Aretè, sono pronto a tornare».
Lei ha lavorato in realtà professionali come la Compagnia della Rancia e collaborato con artisti del calibro di Manuel Frattini, Gigi Proietti, Daniel Ezralow: come si lavora alla Stage Entertaiment?
«È una grossa azienda capace di fare funzionare un musica molto bene, direi l a 360 gradi: puntano all’obiettivo e sanno come raggiungerlo. Sono contento di esserci».
Quando sono iniziate le prove?
«Il 17 agosto, partendo dalla parte vocale. Pian piano abbiamo montato tutto: canto, coreografie, recitazione. Io ho due ruoli antitetici: Coach Roger Dunbar, il “lecchino” del reverendo Moore, e Cowboy Bob, rockstar di un locale dove Ren e i ragazzi si trovano per sfogare la loro voglia di ballare».
Nel 2006 era in «Rent», osannato a livello internazionale che però in Italia fu un flop. Davvero il musical «serio» non funziona?
«Da un lato c’è un fattore culturale: le persone non si informano, non vanno a teatro, non sono curiose di novità: per molti il musical per eccellenza è Grease e basta. Dall’altro bisogna dire che Rent parlava di temi universali, ma era molto legato all’America. Credo che il pubblico non fosse ancora pronto per sentir parlare di verità nell’ambito dell’intrattenimento, in questo senso Rent è stato un musical di rottura. Oggi invece credo che ci sarebbe una recettività migliore».
Sembra quasi l’annuncio di un progetto…
«Sono anni che lavoro all’adattamento teatrale del film L’attimo fuggente, ho scritto le liriche e le musiche, sto cercando un produttore, ma il problema sono i diritti: fra poco in America esce una versione in prosa (è nel cartellone off-Broadway da ottobre, ndr), mi informerò da loro. In questo lavoro c’è tutto: il sogno, la passione, il teatro e il metateatro, ma anche il rapporto con i genitori…».
Un po’ come in «Footloose». Sarà un successo?
«Confesso che avevo un’aspettativa minore, invece mi piace molto, belle le scenografie, ottime le luci: non è solo la storia di uno che arriva e vuole ballare, ci sono temi come l’amicizia e la voglia di sfidare l’ingiustizia».
«Footloose» - A Milano, teatro Nazionale, piazza Piemonte, da sabato 24 settembre fino al 31 dicembre, 79/28 euro, infoline 02.0064088, Ticketone.
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