IL CONCERTO
San Siro, tutti in piedi: ecco i Depeche Mode
Stasera il concerto allo stadio Meazza della storica band inglese capitanata da Dave Gahan. Oltre due ore e 22 brani, dall’ultimo Spirit ma anche gemme di una carriera che dura da 37 anni
San Siro si prepara ad una serata memorabile. Facendo un parallelo col calcio, il concerto in programma equivale almeno ad una semifinale di coppa campioni. In campo, pardon sul palco, una band che da 37 anni fa cantare e saltare milioni di fans in tutto il mondo. Signore e signori, ecco i Depeche Mode.
La tappa milanese (seconda di tre previste in Italia dopo quella di domenica 25 all’Olimpico di Roma, foto Vincenzo Ricca) s’inserisce nel Global Spirit tour, un lungo viaggio che toccherà tutta Europa, gli Usa e, annuncio fresco di giornata, una coda di ritorno nel Vecchio continente (a fine anno) con nuovi concerti dentro ai palazzetti, Milano compresa.
La band inglese, formata da Dave Gahan, Martin Gore e Andy Fletcher, è una garanzia quanto ad esibizioni dal vivo: mai meno di dure ore, mai meno di 20 canzoni. E poi lui - Dave -, frontman che, nonostante l’età non più giovanissima e un paio di infarti fulminanti da cui è miracolosamente uscito indenne, salta, canta a squarciagola, ondeggia, sculetta e agita l’asta del microfono come una spada da guerriero. Un extraterrestre insomma. Che stasera, ore 21, il pubblico di Milano potrà riabbracciare e soprattutto seguire nella carica travolgente che, insieme a Gore e Fletcher, saprà trasmettere. Trentasette anni di musica non sono bazzecole. I DM, interpreti negli anni ‘80 della new wave elettronica e poi, nel tempo, diventati mattatori del techno-pop e del rock-elettronico, si presentano col nuovo album, Spirit, che appare sì un po’ cupo, ma di un cupo... raggiante. Critica e fans l’hanno già promosso a pieni voti, definendo sorprendente la capacità della band di stare ancora in alto, di non inflazionarsi, di non subire il paragone con i grandi capolavori del passato. Immortali.
La scaletta di stasera, se non subirà grandi stravolgimenti dell’ultima ora, prevede 22 brani; all’inizio alcune canzoni di Spirit, tra cui la potente “Where’s the Revolution?”, intervallate da successi dei primordi, come “Everything counts” datata 1983. Lascia un po’ perplessi, l’esclusione, tra le nuove, di “No more”, manifesto del dire addio, apprezzatissima dal popolo dei DM. Ma un concerto è selezione del meglio e nel caso di Dave e soci una selezione dolorosa: tantissime meriterebbero il live.
Altro dubbio: la scenografia firmata da Anton Corbijn. Colori intensi e va bene. Sullo sfondo però anche immagini di animali. Una scelta (animalista?) che secondo alcuni potrebbe distrarre. Ma in parte era stato così anche nel precedente tour - vedi lo show di Berlino -, e nessuno alla fine si era sognato di eccepire.
Le ultime sette canzoni della probabile scaletta sono - non a caso - mostri sacri della musica. Da “Enjoy the silence”, patrimonio dell’umanità, a “Never let me down again”, sulla quale Gahan scatena l’oceanica onda di braccia che si muovono da sinistra a destra; dalla strepitosa “Walking in my shoes” all’intramontabile “I feel you”, passando per una rivisitazione di Heroes di David Bowie. Un finale insomma esplosivo.
Con ciliegina sulla torta. L’ultimo brano: “Personal Jesus”. Dissacrante. Provocante. Travolgente. Come i DM. Milano in piedi: è l’ora di Gahan e mister Gore. Fortunato chi c’è.
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