IL CASO
«Scusatemi, ho perso la testa»
Non si dà pace il bancario che ha giocato 400mila euro dei suoi clienti al lotto
«Non so darmi spiegazioni, scusatemi, ho perso la testa», ha spiegato il bancario alla Guardia di finanza che ha messo un freno alla sua febbre da lotto.
A quanto pare tra novembre e dicembre del 2016 sarebbe stato posseduto da una mono ossessione: trovare soldi da investire sul 53, il più ritardatario di tutti i numeri della ruota nazionale. Era da giugno del 2015 che non usciva e il cinquantenne si era convinto di poter fare l’affare della vita. Per questo ha sottratto 400mila euro a tre clienti dell’istituto di credito in cui lavorava, per moltiplicare quella cifra, restituirla agli ignari correntisti e mettere da parte una ricchezza da sceicco del Bahrein. Ma il suo folle piano venne scoperto, quasi per sbaglio, e il ragioniere dovette abbandonarlo per sempre, trovandosi al contrario in un mare di debiti e senza più un’occupazione. «Se il 53 esce adesso mi uccido», avrebbe dichiarato trovandosi davanti i militari che gli chiedevano conto delle voragini create nei conti dei clienti. Il numero venne estratto lo scorso gennaio, ma tanto il cinquantenne non avrebbe vinto lo stesso, perché lo puntò sulla ruota sbagliata, quella di Genova invece che sulla Nazionale. Tutto inutile, quindi.
Ovviamente non attinse dai correntisti di modesto cabotaggio. Puntò su quelli più facoltosi, di cui gestiva il patrimonio e che, come è prassi, firmavano gli ordini di pagamento in bianco, così che il ragioniere potesse spostare i loro fondi e collocarli su obbligazioni o titoli redditizi.
E siccome godeva di massima fiducia, nessuno forse si sarebbe accorto di nulla a lungo. Il suo giochetto emerse infatti quasi per sbaglio. Fu un parente di una delle vittime a insospettirsi perché, chiacchierando al bar con amici che operano nel settore, gli venne all’orecchio la voce di grandi manovre finanziarie del familiare. Il quale però cadde dal pero. «Ma quali operazioni, non sto facendo proprio niente» disse il correntista. E così scoppiò il bubbone. La banca provvide subito a ripianare i buchi provocati dal dipendente infedele poi sporse denuncia e, dopo accurati approfondimenti, nei giorni scorsi il pubblico ministero Nadia Calcaterra ha concluso le indagini. Difeso dall’avvocato Ermanno Talamone, il cinquantenne ora dovrà decidere se farsi interrogare e quale strada processuale percorrere. Partendo da un risarcimento all’istituto di credito in cui ha lavorato per anni.
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