Russia-Usa
Shriver: in Russia "rivoluzione del cuore" con Olimpiadi Speciali
Parla nipote JFK: in cosa Trump ha ragione? Relazioni con Mosca
Mosca, 20 feb. (askanews) - 'Non sono il rappresentante di un governo, ma di una idea'. L'idea è quella di Eunice Kennedy, (sorella di JFK), e a parlare è suo figlio, Tim Shriver che in quell'idea ci crede talmente, da averci dedicato una vita e da essere giunto sino in Russia, nella terra di Vladimir Putin, per parlare di Olimpiadi Speciali, ossia quella 'rivoluzione del cuore' che aiuta l'inclusione dei diversamente abili mentali. La memoria va subito alle cronache che hanno registrato la vita del clan Kennedy per un secolo. E in particolare alla triste storia Rose Marie 'Rosemary' Kennedy. 'Mia madre Eunice è stata colei che ha fatto nascere l'idea delle Olimpiadi Speciali, nel 1968, quasi cinquant'anni fa' racconta Shriver in un'intervista con askanews. 'Mia madre è cresciuta con una sorella che aveva delle disabilità mentali, oltre al fratello presidente degli Stati Uniti. Immaginate: da una parte hai un fratello che è una delle persone più potenti al mondo e dall'altra hai una sorella che è una delle persone più deboli al mondo. Mia madre sentì che era il momento di cambiare. Di ribaltare l'isolamento. Cambiare la cultura. E per cambiarla non c'è mezzo più potente dello sport. Mettere le persone insieme, per creare divertimento. Alla fine della giornata è il divertimento che resta, i bei momenti passati insieme. Insomma una idea semplice ma geniale: una dimensione ludica, insieme, per stare insieme'.
In questi cinquant'anni molto è cambiato, anche grazie all'attività di Shriver, particolarmente concentrata sulla dimensione educativa. 'C'è stato un grosso mutamento. E noi ne siamo parte. Lo si vede ovunque. C'è stato un cambiamento per le donne, per le persone di colore, per le persone di differenti religioni, per le persone di diverso orientamento sessuale. Non significa che dobbiamo essere in accordo gli uni con gli altri, a qualsiasi costo, ma penso che il mondo sta muovendosi per diventare più tollerante. Magari le persone con la sindrome di Down possono diventare leader di questo cambiamento. Non solo essere 'quelli che devono seguire a ruota'. In ogni famiglia c'è un membro con una disabilità mentale, a volte nella famiglia acquisita, ma comunque in famiglia. Quello che dobbiamo fare è aprire i nostri cuori. Non permettere che la cultura ci dica che nostro figlio o nostro nipote non vanno bene, che non possono avere un lavoro, che non fanno parte della società. Ma al contrario, far sì che la società li aiuti ad avere un lavoro o ad andare a scuola'.
Askanews: Davvero pensa che la Russia si dimostrerà sensibile alle Olimpiadi Speciali?
Shriver: Io penso che in Russia serva una legislazione che enfatizzi e sostenga le famiglie, le scuole. In Italia avete qualcosa di questo genere, come in molti altri Paesi. Non mi aspetto di vedere il presidente Putin in questo giro (ma oggi ha incontrato Slava Fetisov, deputato e braccio destro di Putin su tutto quello che è sport, ndr), ma mi hanno detto che sostiene molto le Olimpiadi speciali e che vuole rendere la Russia migliore per le disabilità nel futuro, in termini anche di accoglienza per chi ha disabilità mentali. Noi vogliamo fare in Russia una rivoluzione, non politica, non economica, ma del cuore. Affinché ognuno sia aperto alle differenze nelle famiglie, e affinché le Olimpiadi Speciali ci insegnino a vivere tutti insieme uniti, praticando lo sport insieme. Qui e in tutto il mondo noi tutti speriamo in una rivoluzione dell'inclusione, della speranza, della dignità umana: le Olimpiadi Speciali. A Mosca, in Russia, nel Mondo. Qui noi iniziamo una nuova età dell'inclusione, per tutti. Dobbiamo lavorare di più insieme. Le famiglie sono importanti. Le madri in particolare, dobbiamo sentire le loro voci. Se le ascolteremo, potremo muoverci velocemente. Ma è un gran lavoro.
Askanews: Lei appartiene a una famiglia-mito: i Kennedy. Che tipo di relazione ha con questo mito?
Shriver: È una bella domanda. Dipende. Un ruolo del mito nella vita ci aiuta a capire chi siamo. Io penso che il presidente J. F. Kennedy, i miei zii, le mie zie, mio padre, abbiano lavorato sodo per dimostrare al mondo una parte di se stessi. La parte idealista. Pacifica. Felice. I miei zii hanno lavorato molto duro per provare alle persone che possiamo lavorare insieme su questo piano. Nel campo dell'arte, dello sport, della politica. Tutte queste cose possono essere usate per creare un mondo più pacifico. Mi piace pensare che io possa continuare nel mio piccolo. Per ricordare a tutti che se noi crediamo in noi stessi, non c'è nulla che non possiamo fare. Se abbiamo la speranza, possiamo farcela: è possibile.
Askanews: Una cosa che ama dell'America e una cosa che ama della Russia.
Shriver: Non conosco bene la Russia, ma la mia impressione è che i russi abbiano sofferto molto, negli ultimi 100 anni tra rivoluzioni ed enormi cambiamenti. Eppure i russi non si lamentano, fanno quello che possono, si stringono insieme e vanno avanti. Negli Stati Uniti abbiamo qualità affini, ma quello che ci contraddistingue è la certezza che qualcosa di buono accadrà. E che bisogna farlo accadere, fare qualcosa di buono. Se si mettono insieme le due grandezze, quella dei russi con l'intraprendenza creativa degli americani, penso che si può fare qualcosa di buono. Mio padre (Sargent Shriver, ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Francia dal 1968 al 1970, dove contribuì a rafforzare l'amicizia franco-americana, minata da anni dalla politica del generale de Gaulle. È stato anche candidato alla vice presidenza per il Partito Democratico alle presidenziali statunitensi del 1972) ha lavorato negli anni 60 e 70 con i suoi colleghi sovietici per creare relazioni più pacifiche tra Usa e Urss, sul controllo degli armamenti e su altre importanti collaborazioni. La Russia non deve essere isolata dall'Ovest. E l'Ovest non deve essere isolato dalla Russia. In questo senso, iniziative come le Olimpiadi Speciali aiutano.
Askanews: Che ricordi ha del lavoro di suo padre in Russia?
Shriver: Abbiamo viaggiato molto. Sono venuto qua nel 1975, siamo stati a Tashkent, Novosibirsk, Kiev, Mosca. Abbiamo passato momenti bellissimi. All'epoca le relazioni tra Mosca e Washington erano abbastanza tese. Ma mio padre preferiva tenere fuori la politica, e parlare alle persone. E penso avesse ragione.
Askanews: Lei è forte nello sport?
Shriver: La domanda è se sono bravo o se posso fare qualcosa di buono nello sport? Nelle Olimpiadi speciali non chiediamo chi è il più forte, ma che cosa fai meglio. Io non sono il migliore, ma posso fare del mio meglio. Amo la vela, amo nuotare, il football americano e anche il calcio. Gioco a tennis, talora a golf.
Askanews: Che cosa pensa di Trump?
Shriver: È presto per giudicare. Oggi è un mese. Vedremo, ci sono molte preoccupazioni sul fatto che il presidente possa dividere il Paese e creare animosità tra le persone. Dobbiamo aspettare e vedere. Gli Usa sono un Paese di brave persone, che credono in se stesse, nella pace, nelle opportunità. Il presidente ha una buona opportunità per dimostrare che crede nelle persone. Ma dobbiamo dargli un'opportunità. Essendo qui a Mosca, devo dirlo: ha senso volere relazioni forti con la Russia. Ed è il momento giusto. Sono d'accordo con lui. Servono migliori relazioni.
Askanews: Ma per qualcuno Trump è un incubo. Almeno per come ci viene presentato.
Shriver: Dopo le presidenziali americane, con un voto così diviso, con un Paese così diviso, tra culture, serve che il Paese si unisca. Noi lo speriamo. Non subito, ma lo speriamo. Un grande Paese con brave persone e un buon sistema di divisione dei poteri, protezione per le minoranze, per la stampa, per le religioni, per l'espressione individuale. E non dipende tutto da un solo leader.
Askanews: I media del suo paese anche del mio hanno scritto molto di attacchi hacker dai russi. Lei ci crede?
Shriver: Se i russi volessero parlarmene, sarei felice di ascoltarli. Sono qui. Vedremo. Ma resta il fatto che Russia e Usa hanno davvero grossi interessi insieme. Poi come operano durante le elezioni, non saprei dirlo. Io mi occupo di disabilità, di scuole, insegnamento del calcio.
Askanews: Uno che ama l'understatement insomma. E la Russia, è solo una tappa del suo giro , giusto?
Shriver: Sto lavorando molto duro sulle scuole in Italia. Per insegnare lo sport unificato. In 6 o 8 regioni. Ma anche in molti altri Paesi. Abbiamo un milione di atleti speciali in India. Un altro milione in Cina. Siamo in crescita in Malesia, Singapore, Medio Oriente, Libano, Egitto. I prossimi giochi saranno in Austria, il prossimo mese. Poi ci sarà Dubai. È un movimento globale. Posso dirmi un privilegiato: le Olimpiadi Speciali mi offrono il migliore punto di vista sull'umanità.
© Riproduzione Riservata