IL PROVVEDIMENTO
Sospesa l’estradizione di Gabriele Marchesi, indagato insieme a Ilaria Salis
I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno deciso di rinviare il procedimento a maggio
I giudici della quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano hanno sospeso la procedura di estradizione in Ungheria di Gabriele Marchesi, il ventitreenne antagonista milanese, co-indagato con Ilaria Salis e altri con le accuse di lesioni aggravate per la sua presunta partecipazione negli scontri del 10 febbraio 2023 a Budapest con alcuni neonazisti europei alla vigilia del “Tag der Ehre”, la Giornata del Ricordo.
La Corte ambrosiana ha deciso di chiedere ulteriori informazioni all’Ungheria su misure cautelari alternative e ha rinviato il procedimento al prossimo 18 maggio. Il giovane è agli arresti domiciliari a Milano in seguito a un mandato di arresto europeo proprio per i fatti del febbraio dell’anno scorso.
La Procura Generale aveva chiesto di respingere la richiesta di consegna all’Ungheria per Marchesi. Il sostituto procuratore generale Giulio Benedetti ha sostenuto che le risposte giunte dalle autorità magiare per garantire che «non vengano violati i diritti fondamentali della persona» siano insufficienti rispetto ai temi «della salute e dei trattamenti igienici» in cella, oltre a non essere in grado di «prevedere in quale carcere sarà detenuto Marchesi». A suo dire, le risposte dell’Autorità ungheresi sarebbero in contrasto con la giurisprudenza sui mandati d’arresto europei secondo le quali uno Stato, per consegnare un indagato ad un altro, necessita di «specifiche informazioni individualizzate sulle caratteristiche del regime detentivo».
Anche la difesa del giovane, rappresentata dagli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, si era opposta alla consegna ritenendo «totalmente insufficiente» il documento con le “rassicurazioni” sulle condizioni detentive in Ungheria inviato dall’amministrazione penitenziaria di Budapest il 30 gennaio e citando una dozzina di precedenti relativi alla giurisprudenza sulle estradizioni e i mandati di cattura, report internazionali di ong, istituzioni europee e il Dipartimento di Stato Usa sulle carceri ungheresi e le lettere inviate da Ilaria Salis e le immagini della 39enne in catene a processo che rappresentano «modalità lesive delle dignità» e della «presunzione di innocenza».
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