COLPO DI SCENA
Stalker arrestato in tribunale
Era a giudizio per atti persecutori. In manette ha gridato: «In Italia l’amore è manette»
«In Italia amore vuole dire manette», gridava nel corridoio del tribunale mentre i carabinieri lo portavano in carcere ammanettato. Fresco di arresto, un aggravamento della misura del divieto di avvicinamento che lo stalker aveva costantemente ignorato. E che gli è stato notificato proprio in aula, al termine dell’udienza preliminare davanti al gup Piera Bossi.
L’uomo, difeso dall’avvocato Giovanni Pignataro, è stato rinviato a giudizio per atti persecutori, reati che aveva commesso per mesi e che lo scorso giugno erano sfociati nell’ordinanza restrittiva. Eppure ancora non si rassegna, almeno a giudicare dalla plateale reazione che ha avuto ieri, giovedì 21 dicembre, quando i militari gli hanno annunciato dove trascorrerà le feste natalizie, ossia dietro le sbarre.
Del resto quando nell’estate del 2016 la vittima - che è difesa dall’avvocato Laura Satta - aveva deciso di mettere fine alla loro relazione, lui aveva iniziato a tartassarla con messaggi da incubo.
«Ti ammazzo, ti faccio andare in sedia a rotelle, io ti trovo ovunque andrai, io lo so perché so i tuoi spostamenti, torna con me se no ti faccio fuori», le scriveva di continuo, al punto da indurla a fare marcia indietro. Ad aprile del 2017 la donna gli comunicò di volerlo nuovamente lasciare e lui ripartì con la sequela di minacce.
«Ti ammazzo, verrò sotto casa tua, io ti seguo».
Le avrebbe persino bucato gli pneumatici dell’auto parcheggiata sotto casa della ragazza. E addirittura l’avrebbe anche tamponata mentre la vittima era ferma al semaforo e sarebbe sceso dall’auto avvicinandosi al finestrino e prendendola a pugni sul volto. In quell’occasione i medici rilevarono sulla donna contusioni giudicate guaribili in cinque giorni.
Questa ossessione aveva indotto la vittima a rivolgersi ai carabinieri, che svolsero gli opportuni accertamenti consegnando alla Procura un pacchetto di episodi tali da giustificare la richiesta di divieto di avvicinamento, emesso dal gip Luisa Bovitutti la scorsa estate. Ma lui non si arrese e proseguì a monitorare ogni spostamento dell’amata, ogni sua frequentazione, tutti i suoi movimenti. Le ultime due segnalazioni risalgono a pochi giorni fa, quando la parte offesa si è ritrovata i social inondati ancora di messaggi minatori e inquietanti, facendosi trovare continuamente dalle sue parti. Così è stato chiesto un aggravamento della misura che è arrivato ieri al termine dell’udienza in cui era già stato deciso che per tutti quei comportamenti l’uomo avrebbe dovuto affrontare un processo. Che inizierà a marzo.
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