ESTORSIONE, SPACCIO E ALTRO
«Tripepi sconti sedici anni»
Formalizzate le richieste di condanna per gli arrestati nell’operazione San Marco
Richieste di condanne pesanti per Diego Tripepi e i suoi amici: il pubblico ministero Luca Pisciotta per lui ha chiesto ben sedici anni di reclusione e 45mila euro di multa, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per Mohammed Sharif dieci anni e sei mesi, dieci anni anche per Gaspare Ortaggio, nove per Vincenzo Lapis e quattro anni per Hassan Elseyfi.
Le contestazioni sono varie e differenziate a seconda degli imputati, ma dall’inchiesta condotta dai carabinieri e dal pm Pasquale Addesso emerse di tutto: spaccio di stupefacenti, estorsioni, sfruttamento della prostituzione. Di sicuro il fatto più eclatante ebbe come vittima un imprenditore della zona, sottoposto a una richiesta di denaro senza tregua, agendo sul nervo scoperto: le corna. Sharif e una parte della banda che venne giudicata in altra sede individuò l’uomo come possibile fonte di guadagno e progettò un piano perfetto: il play boy del gruppo intrecciò una relazione con la moglie e i complici lo riferirono al marito. Il quale, affranto, dapprima pedinò e controllò la fedifraga e poi chiese aiuto ai delatori per convincere l’amante a togliersi di torno.
«Ha le fotografie e i video, devi pagare per convincerlo ed eliminare le prove del tradimento», gli dissero.
E così iniziò il pressing incessante per avere denaro: oltre a sborsare ottomila euro in contanti, l’uomo fu costretto a noleggiare una Smart all’aeroporto di Malpensa da mettere a disposizione di uno degli imputati, pagando 130 euro, e a sottoscrivere un finanziamento per quasi 20mila euro per l’acquisto di una Mercedes 200 E, poi esportata all’estero contro la volontà della vittima. Dopo intimidazioni, minacce e pure qualche cazzotto, l’imprenditore alla fine presentò la denuncia. A Tripepi viene addebitato anche un episodio accaduto a Limido Comasco: insieme a un complice avrebbe sparato otto colpi di pistola contro una Punto, a scopo intimidatorio.
Per la sentenza bisognerà comunque attendere febbraio. L’udienza di giovedì è quindi il penultimo atto di un’operazione più grande, battezzata San Marco dagli inquirenti: il nome venne mutuato da quello del ristorante di Mozzate nel quale si svolgevano i briefing del gruppo. A marzo del 2014 finirono dietro le sbarre in 23, cinque li misero ai domiciliari mentre per altri sette soggetti scattò solo l’ordine di presentazione alla polizia giudiziaria. Tripepi, secondo l’accusa, avrebbe avviato un giro di false revisioni, circa duemila all’anno, in un centro gomme di Mozzate. Le officine della zona erano praticamente costrette a passare da lui e a consegnargli il 20 per cento del ricavato e chi non sottostava a questa regola si ritrovava l’azienda danneggiata come accaduto a un’officina di Villa Guardia nel 2012 quando bruciarono quattordici auto. Sarà il collegio presieduto da Piera Bossi a valutare se queste accuse poggino su basi solide.
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