MOBILITÀ
Troppi rischi in bicicletta
«Varese città pericolosa». Gli adulti la usano per andare al lavoro, ma la vietano ai figli per raggiungere le scuole
Nella terra delle bici, nella terra di campioni e di una cultura e un passato gloriosi delle due ruote, non esiste un circuito cittadino serio di piste ciclabili. Così dopo la denuncia di ciò che non va per chi pedala tutti i giorni da casa al lavoro, come ha fatto Paolo Albrigi, docente al liceo scientifico “Ferraris” che ogni giorno macina chilometri da Malnate, dove abita, a Masnago, fioccano le segnalazioni non solo di chi intraprende discreti tragitti quotidiani per andare al lavoro ma anche di chi protesta perché un utilizzo vero e sicuro della bici «a Varese non si può fare e non solo perché è tutto un saliscendi». A lamentarsi sono soprattutto i genitori di ragazzi che a scuola potrebbero anche andare, non con la macchinina elettrica, come si usa adesso, e nemmeno con lo scooter o la moto. Nemmeno con i superaffollati autobus ma, semplicemente, pedalando. «Ma è pericoloso, soprattutto per i lunghi tratti e dove si concentrano gli istituti spesso non esistono percorsi ciclabili protetti», dicono.
A farsi portavoce delle esigenze di chi pedala tutti i giorni per andare a insegnare, in ufficio e, più in generale, nel posto del proprio impiego, è Chiara Cattaneo, esperta del Centro Geofisico Prealpino e componente dell’associazione astronomica “Schiaparelli”. «Abito a Bodio Lomnago e, di solito con la bella stagione, arrivo la lavoro in bici fino in viale Aguggiari: 32 chilometri tra andata e ritorno». Il marito di Chiara, Federico Bellini, sfida sulla due ruote maltempo e freddo con la stessa disinvoltura con cui sfida il solleone agostano: «Tutti i giorni va da Bodio ad Azzate al lavoro in bicicletta, 30 chilometri giusti giusti tra andata e ritorno». In città, dunque, arriva soltanto Chiara: «Un paradiso lungo la pista ciclabile ma alla Schiranna cominciano i dolori. «Vi sono parecchi buchi lungo le strade principali con piste ciclopedonali, brusche interruzioni - dice - nessun rispetto per i ciclisti da parte dei pedoni. È una avventura e io, sinceramente, i miei figli in bici in città non li mando, troppo pericoloso».
Da Palazzo Estense, Andrea Bortoluzzi, consigliere comunale eletto nella lista Galimberti, racconta: «Lo dico da ex ciclista scatenato che alcuni anni fa ha dovuto appendere la bici al chiodo. Le piste servono e gli interventi a Varese vanno fatti e pure con coraggio, vista anche la conformazione del territorio, però se di soldi non ce ne sono, non ce ne sono».
Una delle «strade da intraprendere», non solo in senso metaforico, per Bortoluzzi, è quella della pedonalizzazione o del rendere percorribile ai mezzi pubblici e soltanto alle bici, alcune strade secondarie, «quelle che vengono utilizzate di solito per tagliare il traffico del centro». Per esempio, tutta la zona di Biumo Superiore e parte di Biumo Inferiore.
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