IL CASO
Tutti 9, prof sotto processo
Al liceo “Ferraris” aveva smesso di interrogare in matematica: l’accusa è di falso
E a un certo punto dell’anno scolastico, ecco la “ricreazione permanente”. Basta con le interrogazioni e le verifiche. E per tutti gli studenti un bel “9” come valutazione finale, o meglio per tutti meno uno, un ragazzo che si dovette “accontentare”, per motivi che forse non saranno mai chiariti, “solo” di “8 e mezzo”. È successo nell’anno scolastico 2014-2015 al liceo scientifico “Ferraris” di Varese e per di più in materie che in una scuola così non sono certo secondarie: matematica e fisica. Per questo la professoressa che quell’anno decise di non interrogare più nessuno e di promuovere tutti con il massimo dei voti, o quasi, è oggi sotto processo davanti al Tribunale di Varese. Per lei, una quarantenne originaria della Sicilia, che all’epoca era precaria e quindi di anno in anno passava da una scuola all’altra, un’accusa di falso, in seguito alla segnalazione del dirigente di quello stesso istituto superiore, il professor Giuseppe Carcano. Dopo quell’anno scolastico dalla fine surreale, la donna ha lasciato la provincia di Varese ed è andata a insegnare altrove, sempre che abbia deciso di insegnare davvero.
La storia, dal punto di vista del codice penale, inizia nel 2015, quando alla fine dell’anno scolastico manca qualche mese. L’insegnante di matematica e fisica che ha allievi in una seconda e in una terza, inizia a diradare interrogazioni e verifiche relative alle due materie fino a farle sparire, per motivi che forse spiegherà quando sarà chiamata a deporre nel processo a suo carico, sempre che accetti di sottoporsi all’esame. Risultato a fine anno: nessun voto ritenuto reale sul registro e una monotona infilata di “9” per tutti gli studenti, tranne, come detto, per quanto riguarda la valutazione di un solo ragazzo, che prende “8 e mezzo”.
Una situazione troppo plateale perché si possa anche solo pensare che passi sotto silenzio. E così dalla dirigenza arriva la segnalazione, che mette in moto la Procura di Varese e l’Arma dei carabinieri. Le indagini, e in parte già il processo appena iniziato, hanno confermato, per bocca degli studenti, che a un certo punto in quei mesi di primavera l’insegnamento della matematica e della fisica non conobbe più verifiche e interrogazioni, anche se il motivo tuttora non è chiaro. E poi la professoressa, sperando evidentemente di non avere problemi con le famiglie, pensò bene di essere molto generosa con i voti finali.
Per quanto riguarda gli scrutini e l’anno seguente, i primi si svolsero regolarmente, con una valutazione collegiale del lavoro svolto in classe nel suo complesso, mentre l’autunno seguente il nuovo insegnante di matematica e fisica, avvisato della situazione, si preoccupò di colmare le lacune nella classe che è facile immaginare. Al processo la scuola non si è costituita parte civile.
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