LA STORIA
Un angelo per Matilde, amore oltre le lacrime
La scultura, opera dell’artista varesina Alexandra Bacchetta, è stata donata dalla famiglia alla clinica Mangiagalli
Matilde aveva pochi giorni quando fu chiamata a tornare là da dove era venuta. Fu, per la clinica Mangiagalli, dove si era tentato l’impossibile per non lasciarla volare via, un momento di profonda angoscia. Stretti allo strazio di mamma e papà, medici e infermieri avevano condiviso lacrime e dolore, sicuri che mai avrebbero potuto dimenticare la piccola. E piace ora pensare che Matilde abbia in qualche modo deciso di ricambiare tanto affetto.
Perché da lunedì nella chiesa della clinica milanese, a ricordare Matilde, c’è la splendida scultura di un angelo, donata a mamma e papà dall’artista varesina Alexandra Bacchetta. Una statua in terracotta benedetta nei giorni scorsi dall’arcivescovo Mario Delpini, un’opera che si è materializzata come per magia al termine di un percorso costellato di lacrime e slanci d’affetto.
Perché a toccare il cuore dell’artista era stata, un anno fa, la notizia che dalla tomba di Matilde ignoti vandali si divertivano a rubare gli angioletti collocati dalla famiglia accanto al nome della piccola. Un’offesa all’amore, all’intimità dei ricordi. «Così - afferma Alexandra Bacchetta - ho pensato di realizzare un angelo per Matilde e per la sua famiglia, tanto duramente colpita e così crudelmente offesa».
Mamma e papà accettano commossi il gesto. Ma alla fine, l’angelo, un bimbo paffuto, che sembra un inno alla speranza, risulta troppo grande per la dimensione della tomba. Nasce così l’idea di donarlo alla clinica Mangiagalli. «Per ringraziare persone speciali - affermano la mamma Maria Grazia e il papà Paolo Mauri - persone che abbiamo sentito davvero vicine in un momento di così grande dolore».
E la magia si compie. Per trovare all’opera un’adeguata collocazione l’artista coinvolge la Fornace Curti, che offre materia prima e cottura della colonna che sorreggerà l’angelo in chiesa. Colonna che Alexandra a sua volta decora e sulle quali scolpisce parole, suggerite da Mario Visco, che suonano come una carezza. Perché raccontano come dalle lacrime possano nascere gesti d’amore e di condivisione. Gesti assolutamente concreti e terreni, ma capaci di proiettare le ragioni del cuore verso altezze che sono solo dello spirito.
«È stata per me un’emozione grande - conclude l’artista, perché mi ha fatto conoscere persone meravigliose. Nella mia vita ho sempre ricevuto molto più di quel che ho donato. E anche questa volta è andata così».
«Questo angelo è al posto giusto - conclude Paolo Mauri - là dove Matilde ha ricevuto affetto, cure e attenzioni. Ci piace pensare che il suo ricordo resti vivo proprio dove ha conosciuto quanto di meglio questa vita sa offrire».
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