IL FENOMENO
Un cane ogni due famiglie: gli effetti benefici e il rifugio
Il caso di Uboldo, la pet therapy e la “consolazione” in una società sempre più individualista
«Gli manca solo la parola». Non c’è proprietario di cane che almeno una volta non abbia pronunciato o almeno pensato questa frase. Già, perché gli animali, cani e gatti soprattutto, negli ultimi decenni hanno compiuto un ulteriore salto di ruolo all’interno della società, nel senso che il rapporto con l’uomo è diventato sempre più stretto, in alcuni casi quasi indispensabile. In totale vivono oggi in Italia 60 milioni di animali domestici, di cui 30 milioni di pesci, 13 milioni di uccelli e circa 18 milioni di gatti e cani. Questi ultimi sono poco meno di 10 milioni (stando ai dati aggiornati registrati all’anagrafe canina esattamente 9 milioni e 814mila) con la classifica per regioni che vede in testa la Lombardia (1.392mila), seguita da Veneto (1.172mila) ed Emilia Romagna (1.079mila).
IL CASO DI UBOLDO
Emblematico, vicino a noi, il caso di Uboldo dove risulta che una famiglia su due ne possiede uno, con tutto quanto ne consegue, anche in termini di servizi rivolti al Comune. Dal punto di vista sociologico il fenomeno si presta ovviamente a delle considerazioni. La prima è che si potrebbe prendere a prestito una celebre citazione di Gandhi: «Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali». Lasciando perdere certe religioni che considerano sacri alcuni animali e la mitologia, è vero che nelle nazioni più evolute il rapporto con la natura viene vissuto in modo più consapevole e dunque il rispetto per le altre creature risulta maggiore: ovvio quindi che gli animali siano ritenuti, sempre di più, a tutti gli effetti membri delle famiglie.
GLI EFFETTI BENEFICI
La stessa scienza medica ha dimostrato che per determinati tipi di patologie, non ultima l’Alzheimer, avere contatti con un animale ha effetti benefici come prendere una medicina: è la così detta pet therapy. La vicinanza con un cane o un gatto è infatti in grado di smuovere nei malati meccanismi cerebrali impensabili. Per altri tipi di disabilità è stata invece provata la bontà dell’ippoterapia (andare a cavallo aiuta i pazienti a vivere sensazioni positive con effetti benefici su tutto l’organismo).
IL RIFUGIO
La seconda considerazione è invece che per molti il mondo degli animali possa essere una sorta di rifugio in una società sempre più individualista e digitale: se avere rapporti autentici con le altre persone può risultare problematico, anche in questo caso cani e gatti sono allora una salvezza. Da trattare, appunto, al pari degli esseri umani e sui quali riversare affetto e aspettative. Non è un caso che il “settore pet”, in particolare per quanto concerne i prodotti per l’alimentazione degli animali, ma anche per i servizi offerti, sia un business in crescita e alquanto redditizio. Basti pensare che quasi tutti i proprietari di cani e gatti nutrono il proprio amico peloso con alimenti industriali confezionati: nel 2019 il mercato dei prodotti per l’alimentazione di cani e gatti in Italia ha avuto un giro d’affari di 2.078 milioni di euro con un incremento di fatturato del 2,8% rispetto all’anno precedente. E poi centri di bellezza, pensioni, prodotti griffati per il passeggio, persino psicologi ad hoc per far superare traumi e paure.
I CIMITERI PER ANIMALI
L’ultima frontiera è quella dei cimiteri per animali da affezione, che si stanno ormai diffondendo da nord a sud. Agli animali vengono insomma riservati trattamenti sempre più umani. Esagerati e fuori luogo? Retorica da quattro soldi andrebbe a richiamare la fame nel mondo e altre cose del genere, ma il punto non è questo. Semmai è mantenere un sano equilibrio tra il rispetto, sacrosanto, per gli altri esseri viventi e il buon gusto. «Puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali» diceva Kant. Sicuramente è vero. Ma anche Hitler amava il suo pastore tedesco. E allora che ci stiamo raccontando?
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